Beniamino Andreatta “ha attraversato le tempeste di quegli anni con autonomia e immediatezza”. Ed “esortando anche la propria parte politica a ‘dire molti no e pochi sì’ per evitare che tutto sia travolto nella irresponsabilità'”. Ma “la politica di allora non lo ascoltò, anzi lo emarginò”. E a distanza di anni “i risultati di quella scelta scellerata sono davanti a noi”. Parla così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ricordando Beniamino Andreatta, l’economista morto nel 2007 a cui è stata intitolata l’aula magna alla Bologna Business School. “La vita di Andreatta – ha aggiunto Draghi – che è stato uno dei più tenaci costruttori dell’integrazione europea in Italia, ci offre anche oggi, anzi, forse soprattutto oggi, un esempio veramente attuale e sono certo che saprà ispirare le future generazioni di studenti che siederanno in quest’aula”.
Poi il premier ha rimarcato che “in questi mesi ho spesso ricordato come le ingenti risorse del Next Generation Eu debbano richiamarci al senso di responsabilità non solo verso l’Europa ma verso noi stessi e verso le nuove generazioni. Abbiamo il dovere di spendere quelle risorse in maniera efficiente e onesta e di avviare un percorso di riforme per rendere l’economia italiana più giusta ma anche più competitiva, capace di riprendere un sentiero di crescita che abbiamo abbandonato un quarto di secolo fa”. Draghi ha anche aperto il capitolo Afghanistan. “La comunità internazionale, e il G20 che l`Italia presiede quest`anno, devono porsi come obiettivi primari il rispetto delle libertà e il mantenimento della pace. – ha detto il premier -. La crisi in Afghanistan ha riproposto con terribile urgenza queste priorità. Negli ultimi giorni, stiamo assistendo a immagini che ci riportano agli anni più bui nella storia del Paese”.
“In particolare – ha proseguito il premier nel suo ricordo di Beniamino Andreatta – alle donne, che negli scorsi venti anni avevano riacquistato diritti basilari, come quello all`istruzione, oggi rischia di essere vietato persino di praticare sport, reprimendo altresì la loro rappresentanza nel governo. Come comunità internazionale abbiamo un obbligo morale verso un Paese in cui siamo stati per venti anni”. “Un obbligo – ha aggiunto – di aiuto umanitario, di prevenzione del terrorismo, di sostegno alla tutela dei diritti umani. L`altro dovere che abbiamo come Occidente, e in particolare come Europa, è la tutela di chi decide di lasciare l`Afghanistan. L`Italia ha aiutato circa 5.000 cittadini afghani a fuggire dagli enormi rischi a cui erano esposti. È stato uno sforzo significativo, di cui dobbiamo essere orgogliosi, ma che non può esaurirsi ora. L`Unione Europea non deve ignorare il dramma di queste persone, né la portata storica di questi eventi”.