Draghi torna al Senato: emozione e scintille sull’Europa che verrà

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Mario Draghi

“È la prima volta che torno in Parlamento dopo la fine del mio mandato da presidente del Consiglio e lo faccio con un po’ di emozione e con tanta gratitudine per ciò che questa istituzione ha fatto in anni duri per il Paese e continua a fare”. Con queste parole Mario Draghi ha rotto il ghiaccio a Palazzo Madama, davanti alle commissioni congiunte di Camera e Senato, per presentare il suo Rapporto sul futuro della competitività europea. Due ore e mezza di confronto serrato: prima l’illustrazione del documento, poi il botta e risposta con deputati e senatori, tra apprezzamenti, qualche mugugno e un filo di nostalgia per i tempi in cui guidava Palazzo Chigi.

Draghi, ex numero uno della BCE e figura totemica dell’establishment europeo, ha snocciolato dati e proposte per rilanciare la competitività Ue in un mondo sempre più ostico. Ma non tutti hanno applaudito. A puntare il dito è stato Claudio Borghi, senatore della Lega, che ha rinfacciato all’ex premier un presunto voltafaccia. “Qui si parla di più deficit e più debito con una certa disinvoltura. Che fine ha fatto la linea della famosa lettera firmata da lei, tutta austerity, meno debito e pareggio di bilancio? Ogni tanto un mea culpa non guasterebbe”, ha affondato Borghi, prima di sparare a zero anche sulla difesa comune Ue: “Mandare mio figlio a combattere per una guerra decisa da Macron? Non ci penso proprio”.

A spegnere le polemiche ci ha pensato Elena Bonetti, vicepresidente di Azione ed ex ministra del governo Draghi, che ha bollato le critiche di Borghi come “revisionismo storico da quattro soldi”. “È la solita storia della volpe e dell’uva: si attacca con le parole ciò che non si riesce a fare coi fatti”, ha tagliato corto, difendendo a spada tratta l’eredità dell’ex premier. Tra i banchi, però, c’è chi sogna un ritorno in grande stile.

Carlo Calenda, leader di Azione, non ha nascosto il rimpianto: “Aridateci Draghi”, ha sbottato in romanesco al termine dell’audizione. Per lui, la lucidità e la visione di Draghi sarebbero oro colato, “non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera”. Un’audizione che ha riacceso i riflettori su una figura ingombrante, capace di dividere e unire nello stesso tempo. Draghi, fuori dai giochi ma mai davvero lontano, resta un nome che pesa, e non poco, nel dibattito politico di casa nostra e oltreconfine.