Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio diventava il 265esimo successore di san Pietro, il primo Papa gesuita della storia, il primo non europeo, il primo che ha scelto il nome Francesco e il primo che non ha partecipato al Concilio Vaticano II.In questi due anni di pontificato non ha smesso di sorprendere, fin dall’inizio, con la scelta di vivere a Santa Marta, disertando nello sconcerto generale, il Palazzo apostolico. La sua elezione è avvenuta in un momento difficile per il Vaticano, sconvolto dalla rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, una scelta epocale che sembrò a non pochi, il sigillo della crisi.Il 12 marzo 2103, primo giorno di Conclave, subito prima che iniziassero le votazioni, il cardinale Prosper Grech pronunciò, sotto la volta di Michelangelo, l’ultima meditazione, drammatica.
Prospettò lo spettro dello scisma, parlò del dramma della pedofilia dei preti, rievocò il fumo di Satana che si insinua nella Chiesa. Si soffermò sulla persecuzione fisica dei cristiani e della “persecuzione della menzogna” con chiaro riferimento alla vicenda Vatileaks. Un quadro drammatico, che sembra distante anni luce dai successi di Papa Francesco. La sua chiesa dalla fumata bianca del 13 marzo poco dopo le 19 è diventata fin da subito una Chiesa all’insegna della semplicità e vicina alla gente.”Il dovere del Conclave” disse allora Bergoglio “era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo alla fine del mondo”.