Più di due ore di riunione per cercare di chiudere l’accordo sul decreto Sostegni per poterlo portare domani, venerdì, in Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riunito ieri sera a Palazzo Chigi i ministri dell’Economia Daniele Franco, del Lavoro Andrea Orlando, della Famiglia Elena Bonetti, dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, dello Sviluppo economico Stefano Giorgetti e la sottosegretaria al Mef di Leu Cecilia Guerra. Che è l’unica a uscire a piedi dal portone di Palazzo Chigi. “E’ andato tutto bene, ma non dico niente”, risponde ai giornalisti. E a chi le chiede se il governo riuscirà a portare il provvedimento venerdì in Cdm, risponde solo con un laconico “penso di sì”.
Oggi Franco avrà il compito, insieme al collega dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, di illustrare il provvedimento ai capigruppo dei partiti di maggioranza, per chiudere l’accordo. Se però sugli elementi generali ormai il decreto sembra pronto, ancora ci sono da mettere a punto dei particolari, non tutti di poco conto. Per quanto riguarda la consistenza, saranno usati tutti i 32 miliardi di scostamento autorizzati a gennaio dal Parlamento. Di questi, circa 12 saranno destinati ai rimborsi e indennizzi per partite Iva, professionisti e aziende fino a un fatturato di 10 milioni di euro. Circa 6 miliardi andranno alle politiche per la salute di cui 5 per il piano vaccini, e poco meno di 10 miliardi alle misure di sostegno alla famiglia, al lavoro, alle indennità per gli stagionali e gli sportivi, al rifinanziamento della cassa integrazione, del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza, della Naspi e del Fondo occupazione.
“Entro il 30 aprile tutti avranno i soldi sul conto corrente”, ha assicurato il sottosegretario leghista al Mef Claudio Durigon. Ma proprio dalla Lega è emerso qualche malumore. Giorgetti ha sollevato il tema del pagamento dei costi fissi, come affitti e locazioni, ma, ha detto prima di entrare a Palazzo Chigi, “temo che le mie rimostranze sul punto non abbiano trovato totale recepimento”. Anche il M5s auspica “un ragionamento su meccanismi per ristorare i costi fissi delle Pmi ferme” e avverte: “Il tempo è ormai scaduto”. Ma a sollevare il caso più scottante sono i sindacati (seguiti da Sinistra italiana): Cgil, Cisl e Uil dicono no al “condono mascherato” che si nasconderebbe dietro la pace fiscale e chiedono un incontro a Draghi.
L’ipotesi sul tavolo, secondo quanto si apprende, è quella dello stralcio delle cartelle esattoriali fino al 2015 su importi fino a 5.000 euro. Un intervento difeso a spada tratta da Carroccio e Forza Italia. E’ “una misura doverosa, insieme ai risarcimenti, per consentire a imprese e famiglie di superare una crisi senza precedenti causata dalle vecchie e nuove chiusure anti Covid”, afferma la presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini. Draghi in mattinata sarà a Bergamo per la giornata in memoria delle vittime del Covid. Poi rientrerà subito a Roma, per dare (se necessario) gli ultimi ritocchi al testo da portare il giorno dopo in Cdm e da presentare, venerdì pomeriggio, nella sua prima conferenza stampa. askanews