Finalmente è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Dopo sette giorni di annunci, rinvii, bozze più o meno veritiere viaggianti in Rete alla velocità della luce e non ultimo, tante nottate, entra in vigore l’atteso decreto “Cura Italia”. E dire che può essere definito il provvedimento tra i più importanti nella storia d’Italia dal Dopoguerra a oggi, vivendo un periodo dove ogni giorno muoiono centinaia di italiani per coronavirus. Ed proprio per questo virus letale che è nato il decreto in questione che, tra le altre cose, porterà in corsia migliaia di medici e operatori sanitari per salvare tante vite umane. Ma il provvedimento, darà anche il via libera alla produzione in Italia di guanti e mascherine sempre più indispensabili, per non parlare dell’acquisto di letti per la terapia intensiva e i macchinari per l’ossigeno. Eppure è trascorsa una settimana dall’approvazione dello scostamento di bilancio per 25 miliardi all’entrata in vigore del provvedimento. I cinesi con tre giorni in più, hanno costruito un ospedale con mille posti letto. Noi abbiamo invece prodotto un decreto di 127 articoli in 73 pagine. E lo abbiamo pubblicato in Gazzetta Ufficiale finanche con tutti gli errori contenuti nelle bozze inviate per la stampa. Così stanno le cose. Basta soffermarsi all’articolo 53 del decreto (Attuazione del Fondo di solidarietà mutui ‘prima casa’ cd. ‘Fondo Gasparrini’) dove alla prima riga ci sono delle parole cancellate con un lungo barrato. Roba per i più estrosi azzeccagarbugli. E’ la certificazione del caos che ha accompagnato la gestazione del provvedimento in questi sette giorni. Ripercorrendo alcune tappe della ‘via crucis’, il testo del decreto è stato firmato la notte tra martedì e mercoledì dal Capo dello Stato. I bene informati parlano di un Colle preoccupato e indispettito quando alle 21 di martedì sera, nonostante le tante promesse, non c’era traccia di decreto. La stessa Ragioneria, ha bollinato il provvedimento prima della mezzanotte di martedì 17 marzo, dopo varie riscritture dello stesso decreto. Tutto ciò mentre in questi giorni assistevamo a vari esponenti di governo e maggioranza elogiare “le importanti risorse” messe a disposizione per contrastare il coronavirus, senza che un euro ancora potesse essere spendibile. Tanti giorni di attesa. Un decreto fermo, impantanato, presso quei ministeri a cui è stato chiesto di riscrivere gli articoli di competenza. Come sarà stato anche stato chiesto di abbassare le pretese, attivando un interminabile braccio di ferro tra politici e contabili. E intanto, il coronavirus continua a mietere vittime.