di Carlantonio Solimene
Gianfranco Fini e la Fondazione Alleanza Nazionale. Un rapporto tormentato che, però, negli ultimi tempi avrebbe fatto segnare un riavvicinamento. Il condizionale è d’obbligo, ma gli indizi che spingono in questa direzione sono diversi. Il primo è arrivato proprio da Fini che, qualche settimana fa, nel corso di uno scambio di tweet con il leader de La Destra Francesco Storace, aveva scritto un enigmatico “Ripartiamo dalla Fondazione”. Ma a far aumentare i sospetti sono fatti ancora più recenti. In particolare, la decisione di Rita Marino – storica segretaria del leader di An – e del suo avvocato Giuseppe Consolo – altro fedelissimo di Gianfranco – di ritirare il ricorso al Tar contro la legittimità della Fondazione presieduta da Franco Mugnai.
La storia è abbastanza complessa. In principio, sulla nascita dell’ente, pendevano addirittura due ricorsi identici, quello di Italo Bocchino e, come detto, quello di Rita Marino, ai quali si erano accodati – attraverso l’istituto dell’”intervento ad adiuvandum” – anche Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisi. Nel mirino c’era l’ultimo congresso di An, nel marzo 2009, durante il quale venne deciso di trasferire il patrimonio di An ai liquidatori del partito. Quando, nel 2012, viene creata la Fondazione An, a essa vengono affidati tutti i beni del partito. In pratica, si tratta oltre 150 milioni di euro tra immobili e “liquidi”. I ricorrenti obiettano che il prefetto non avrebbe potuto trasferire beni soggetti a liquidazione, e quindi “indefiniti”, all’ente in questione. Il Tar decide così di sospendere le attività della Fondazione. Il Consiglio di Stato, però, ribalta tutto e ordina al Tar di procedere nel giudizio di merito.
Dopo altre traversie legali, si era finalmente arrivati all’epilogo. L’udienza decisiva, infatti, era stata fissata per domani 5 dicembre. Nell’immediata vigilia, però, è arrivata la decisione di Marino e Consolo di rinunciare al ricorso. La rinuncia, che sarà depositata stamattina, avrà l’effetto di estinguere il procedimento. Anche perché l’altro ricorrente, Italo Bocchino, aveva già abbandonato la causa un anno fa. Poco prima, cioè, di entrare nel cda della Fondazione e di diventare direttore editoriale del Secolo d’Italia .
Il gesto di “cortesia” dei due fedelissimi finiani potrebbe essere seguito a breve dall’ingresso nel cda della Fondazione di Roberto Menia, altro esponente ancora molto vicino a Gianfranco. Che tra i consiglieri d’amministrazione può già contare su Egidio Digilio. E magari, attraverso il loro aiuto, sperare di rilanciare la sua azione politica sotto le insegne del partito che ha creato e, a distanza di sedici anni, sciolto.