La Commissione europea ha proposto oggi a Bruxelles una modifica del Trattato sul funzionamento dell’Unione che aggiungerà un nuovo reato alla lista dei crimini gravi con dimensione transfrontaliera (art. 83), per i quali è possibile stabilire definizioni e regole minime comuni e sanzioni penali simili in tutti gli Stati membri: la violazione delle misure restrittive decise dall’Ue, come le sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. La Commissione ha proposto inoltre nuove norme per rafforzare le misure di recupero e confisca dei beni, che contribuiranno all’attuazione delle sanzioni Ue. La violazione delle sanzioni, spiega l’Esecutivo comunitario in una nota, soddisfa i criteri dell’elenco degli euro-crimini, in quanto ha un carattere transfrontaliero e richiede una risposta uniforme a livello dell’Ue; inoltre, è già un reato nella maggioranza degli Stati membri, ed è anche particolarmente grave, poiché può perpetuare minacce alla pace e alla sicurezza internazionali.
L’inserimento nella lista degli euro-reati renderebbe più facile indagare, perseguire e punire le violazioni delle misure restrittive in tutti gli Stati membri allo stesso modo. La modifica della lista dei reati dell’articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell’Unione (che oggi comprende il terrorismo, la tratta delle persone, lo sfruttamento sessuale di donne e minori, il traffico di droga e di armi, il riciclaggio di denaro, corruzione, contraffazione, criminalità cibernetica e criminalità organizzata) è possibile, secondo quanto previsto nello stesso articolo, con il semplice voto unanime degli Stati membri in Consiglio Ue e l’approvazione a maggioranza da parte del Parlamento europeo. La proposta della Commissione è accompagnata da una comunicazione e da un allegato che illustrano come potrebbe essere una futura direttiva sulle sanzioni penali per la violazione delle sanzioni, da proporre dopo l’adozione della lista aggiornata degli euro-reati, che ne costituirebbe la base giuridica.
I reati che configurerebbero la violazione delle sanzioni, secondo questa futura direttiva, potranno comprendere: il compimento di azioni o attività volte ad eludere, direttamente o indirettamente, le misure restrittive, anche occultando beni; il mancato congelamento di fondi appartenenti, detenuti o controllati da una persona o entità sanzionata; scambi commerciali, importazione o esportazione di merci soggette ai divieti. Oggi vi sono 12 Stati membri in cui la violazione delle sanzioni Ue è già considerata un reato penale, mentre in altri 13 (tra cui l’Italia) può configurarsi come un reato di diritto civile o penale, a seconda delle circostanze attenuanti o aggravanti, diverse in ciascun paese; in Spagna e Slovacchia è solo un reato di diritto civile. Riguardo alle pene, in 14 Stati membri la violazione delle sanzioni Ue è punita con il carcere da due a cinque anni, e in altri otto il periodo massimo di detenzione è fra gli otto e i 12 anni. Anche per le multe che possono essere inflitte le variazioni sono notevoli, dai 1.200 ai 500.000 euro. Per le società i cui impiegati violano le sanzioni, le multe possono andare da 133.000 euro a 37,5 milioni di euro.
La seconda iniziativa della Commissione, più orizzontale, consiste in una proposta di direttiva sul recupero e la confisca dei beni appartenenti a individui o entità coinvolti in attività criminali. L’obiettivo principale è garantire che la criminalità non paghi, che i guadagni illeciti e gli asset degli autori dei reati siano confiscati e che sia limitata loro capacità di commettere ulteriori crimini. Le norme proposte si applicheranno anche alla violazione delle misure restrittive, assicurando l’effettiva rintracciabilità, il congelamento, la gestione e la confisca dei proventi derivanti dalla violazione delle sanzioni come quelle contro la Russia. Nella direttiva si propone una estensione del mandato degli uffici per il recupero degli asset, in modo che possano rintracciare e individuare rapidamente i beni di persone ed entità soggette a misure restrittive dell’Ue. Questi poteri si applicheranno anche ai beni criminali, e comprenderanno il congelamento urgente degli asset quando vi è il rischio che possano scomparire per sottrarli alla confisca giudiziaria. La proposta prevede che questo congelamento preventivo possa essere adottato per un periodo fino a sette giorni, prima della decisione giudiziaria sul sequestro. Un’altra novità sarà l’istituzione di uffici di gestione patrimoniale in tutti gli Stati membri per garantire che i beni congelati non perdano valore, consentendone la vendita quando potrebbero facilmente deprezzarsi o essere particolarmente costosi da mantenere.