Ecco come sarà il nuovo Senato. Il ddl Boschi punto per punto

di Giuseppe Novelli

Il Senato approva: 179 sì, 16 no, 7 astenuti. Ma non sono riforme condivise. Votano a favore solo i partiti di maggioranza. Le opposizioni (M5s, Lega, Forza Italia e Sel), tranne che i fittiani (che hanno votato contro), non partecipano al voto. In Forza Italia Bernabò Bocca e Riccardo Villari votano a favore, in dissenso dal gruppo. Nel Pd votano “no” Walter Tocci, Corradino Mineo e Felice Casson. Si astengono i tosiani e la senatrice a vita Cattaneo. Matteo Renzi esulta e twitta: “Grazie a chi continua a inseguire il sogno di un’Italia più semplice e più forte: le riforme servono a questo #lavoltabuona”. Maria Elena Boschi lo segue: “Semplicemente una bellissima giornata. Per noi ma soprattutto per l’Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. È proprio #lavoltabuona”. Il ministro ha preso parola a sorpresa, poco prima del voto, per rivolgere dei “ringraziamenti assolutamente sinceri”. Ma è soprattutto ai funzionari, assistenti e lavoratori e lavoratrici dei ministeri e della presidenza del Consiglio che si rivolge il ministro, difendendoli dagli attacchi ricevuti in queste settimane. Poco prima ha parlato Giorgio Napolitano e le opposizioni hanno lasciato l’Aula. L’ex Capo dello Stato prende la parola a Palazzo Madama per dare il suo imprimatur alle riforme costituzionali (attese ora alla Camera), e la contestazione di Forza Italia e pentastellati assume caratteristiche senza precedenti: a gruppi quasi compatti si alzano e se ne vanno.

Era stato annunciato, ma questo non elimina per nulla l’effetto delle immagini. L’unico politico a essere confermato al Quirinale al termine di un mandato presidenziale, tra gli applausi scroscianti di tutti i settori del Parlamento, oggi è sottoposto a un trattamento quasi umiliante. E’ Silvio Berlusconi a dare il via alla protesta, lontano dall’Aula. La sua prima osservazione è tutta politica: “Il combinato disposto di questo Senato, con una sola Camera che legifera, e il fatto che un solo partito può prendere il comando, ci porta verso una non democrazia”. Più esplicito Roberto Calderoli: “E’ la riforma come la sognava Licio Gelli”. I senatori della Lega, dopo questo intervento, lasciano l’Emiciclo con il volume dell’attuale Costituzione tra le mani. Calderoli nella destra ha anche una bottiglietta di olio di ricino: “Questo è il nostro futuro”, dice. I verdiniani del gruppo Ala annunciano invece il sì al ddl riforme. Poi ancora Berlusconi e il gruppo decidono la protesta. Il M5S, da parte sua, fa lo stesso. Sui banchi delle opposizioni vengono lasciate cartelline bianche rosse e verdi che, poste una accanto all’altra, danno l’effetto di tanti Tricolori. Sel, Lega e ancora M5S scelgono l’Aventino, lasciano del tutto l’Aula. Poi gli azzurri rientrano ma non partecipano al voto. Il Pd censura i contestatori e difende Napolitano: “Sono intollerabili le critiche di Berlusconi e le contestazioni di esponenti di Forza Italia e M5S nei confronti del Presidente emerito”.

ECCO COME SARA’ IL NUOVO SENATO

Netta riduzione dei senatori e cambio delle competenze. Ecco come sarà il nuovo Senato: rappresenterà le istituzioni territoriali, sarà composto da 100 membri e avrà compiti diversi dalla Camera dei deputati. Scompare la legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Viene poi abolito il Cnel e arrivano i referendum propositivi. Sono queste le principali novità del ddl Boschi che modifica 36 articoli della Costituzione.

FINE DEL BICAMERALISMO PERFETTO. Il Parlamento continua ad articolarsi in Camera dei deputati e Senato della Repubblica, ma i due organi hanno composizione diversa e funzioni differenti. Solo alla Camera, che rappresenta la Nazione e resta composta da 630 deputati, spetta la titolarità del rapporto di fiducia e la funzione di indirizzo politico, nonché il controllo dell’operato del governo. Il Senato rappresenta invece le istituzioni territoriali.

SENATO DEI 100. I nuovi senatori saranno 100, 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale. I membri del nuovo Senato saranno scelti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”, secondo le modalità che verranno stabilite con una legge che verrà varata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. Le regioni avranno altri 90 giorni di tempo per adeguarsi alla normativa nazionale. I cinque senatori di nomina presidenziale non saranno più in carica a vita ma saranno legati al mandato dell’inquilino del Colle, ossia sette anni e non possono essere rinominati. Restano invece senatori a vita gli ex presidenti della Repubblica.

IMMUNITA’ E INDENNITA’. La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nei quali sono stati eletti. Ai senatori resta l’immunità parlamentare come ai deputati. I nuovi senatori non riceveranno indennità se non quella che spetta loro in quanto sindaci o membri del consiglio regionale. L’indennità di un consigliere regionale non potrà superare quella attribuita ai sindaci dei comuni capoluogo di Regione. Resta l’indennità per i senatori a vita. Garantito anche ai senatori l’esercizio della funzione senza vincolo di mandato.

Con la fine del bicameralismo la riforma costituzionale ridisegna le competenze delle due Camere.

ITER DELLE LEGGI. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi costituzionali, per le minoranze linguistiche, il referendum popolare, per le leggi elettorali, per i trattati con l’Unione europea e le norme che riguardano i territori. Le altre leggi sono approvate dalla Camera. Ogni disegno di legge approvato dall’Aula di Montecitorio è immediatamente trasmesso al Senato che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato può deliberare a maggioranza assoluta proposte di modifica del testo, sulle quali la Camera si pronuncia in via definitiva e che potrà bocciar solamente con un voto a maggioranza assoluta dei propri componenti.

STATO DI GUERRA. Modifica nella maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: per l’ok, che con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice.

LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE. Le novità riguardano le proposte di legge di iniziativa popolare per le quali sarà richiesta la raccolta di 150mila firme invece di 50mila ma si stabilisce anche che la deliberazione della Camera sulla proposta deve avvenire entro termini certi e passaggi definiti dai regolamenti parlamentari.

REFERENDUM PROPOSITIVI. Si introducono in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo ma spetterà alle Camere varare una legge che ne stabilisca le modalità di attuazione.

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Cambia il quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Nelle prime tre votazioni resta due terzi dei componenti l’assemblea. Dalla quarta si abbassa a tre quinti dei componenti dell’assemblea e dalla settima ai tre quinti dei votanti. Sarà il presidente della Camera (e non più del Senato) a sostituire il presidente della Repubblica ‘ad interim’.

ALLA CAMERA NASCE LO STATUTO DELLE OPPOSIZIONI. Viene introdotta una nuova disposizione che attribuisce ai regolamenti parlamentari la garanzia dei diritti delle minoranze in Parlamento. Si attribuisce, al solo regolamento della Camera, anche la definizione di una disciplina dello statuto delle opposizioni.

GIUDICI COSTITUZIONALI. I cinque giudici della Consulta di nomina parlamentare verranno eletti separatamente dalle due Camere. Al Senato ne spetteranno due, ai deputati tre. Per l’elezione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti per i primi due scrutini, dagli scrutini successivi è sufficente la maggioranza dei tre quinti.

Novità anche per il Titolo V della Costituzione. Il ddl Boschi abolisce il Cnel e le Province.

TITOLO V. Viene soppressa la competenza concorrente, con una redistribuzione delle materie tra competenza esclusiva statale e competenza regionale. Viene introdotta una ‘clausola di supremazia’, che consente alla legge dello Stato, su proposta del Governo, di intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale.

ABOLIZIONE DEL CNEL E DELLE PROVINCE. Viene integralmente abrogato l’articolo 99 della Costituzione che prevede, quale organo di rilevanza costituzionale, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL). Viene prevista la nomina di un commissario straordinario entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge, a cui affidare la gestione per la liquidazione e la riallocazione del personale presso la Corte dei Conti. Dal testo della Costituzione viene eliminato anche il riferimento alle Province che vengono meno quali enti costituzionalmente necessari, dotati, in base alla Costituzione, di funzioni amministrative proprie.

GIUDIZIO PREVENTIVO SULLE LEGGI ELETTORALI. Le leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale, su ricorso motivato presentato da almeno un quarto dei componenti della Camera dei deputati o almeno un terzo dei componenti del Senato della Repubblica entro dieci giorni dall’approvazione della legge, prima dei quali la legge non può essere promulgata. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di trenta giorni e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata.

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