La Villa Romana di Positano non smette di sorprendere. Nonostante gli anni di lavoro e restauro, una parte significativa del sito, circa 200 metri quadrati, rimane ancora da esplorare. Questo significa che nuovi tesori artistici e storici potrebbero essere rivelati nel prossimo futuro, ampliando ulteriormente la nostra comprensione del passato romano.
L’obiettivo è non solo mantenere in vita questi capolavori antichi, ma anche garantire un’esperienza immersiva e autentica per i visitatori, che possono ammirare la bellezza originaria della villa grazie anche alle fotografie straordinarie di Vito Fusco, che dal 2015 cattura il sito senza l’ausilio di luce artificiale, restituendo la vera essenza del luogo.
Graziata dal Vesuvio
E così il cuore del progetto attorno alla Villa Romana di Positano diventa scavare, restaurare e monitorare, consentendo ai visitatori di vivere un’esperienza archeologica senza precedenti. Immersa tra i colori vibranti e gli incredibili rilievi di amorini, la villa offre una finestra unica sull’epoca romana e sull’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che l’ha miracolosamente preservata sotto strati di cenere.
Oggi, la villa rappresenta un modello innovativo di conservazione. I suoi affreschi commoventi, con tonalità brillanti che resistono al tempo, insieme all’opus tessellatum, rendono questo sito archeologico una testimonianza ineguagliabile della vita romana. Tuttavia, non si tratta solo di un capolavoro d’arte, ma anche di un esempio concreto di collaborazione tra epoche, competenze e istituzioni.
Una particolarità del sito è la coesistenza tra la villa romana d’ozio e le cripte della chiesa di Santa Maria Assunta, che si trovano nello stesso complesso. Questo scenario crea un dialogo tra passato e presente, con scavi che continuano a svelare nuove sezioni della villa, mentre la comunità contemporanea interagisce con un’eredità antica.
La sfida della conservazione
Ciò che impressiona maggiormente sono i colori vivaci e la qualità degli affreschi, in condizioni straordinarie rispetto a qualsiasi altro sito romano conosciuto. A capo di questa impresa di conservazione è Raffaella Bonaudo, soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino. Sottolinea come il comune di Positano abbia stabilito una relazione programmatica con la sovrintendenza, lavorando fianco a fianco con l’Istituto Centrale del Restauro (ICR), parte del Ministero della Cultura, per garantire la protezione continua degli affreschi.
Questo monitoraggio costante non si limita solo alla prevenzione degli sbalzi di temperatura, che possono compromettere la pellicola pittorica, ma si estende anche all’identificazione e alla gestione di agenti patogeni specifici. Un esempio emblematico è stato il recente ritrovamento di un batterio unico, sconosciuto fino ad ora, e caratteristico di Positano. Grazie agli studi dell’ICR, è stato possibile individuare tecniche di contenimento innovative per prevenire danni alle pitture.
In sostanza, la Villa Romana di Positano non è solo un monumento storico, ma un simbolo di come la sinergia tra arte, scienza e comunità possa garantire la preservazione del nostro patrimonio culturale per le future generazioni. Con ogni scoperta e ogni nuova tecnica di conservazione, ci avviciniamo un po’ di più alla vita di un’epoca lontana, ma sempre viva sotto i nostri occhi.