di Giuseppe Novelli
Che fine farà il Senato come lo conosciamo oggi? Diventerà un museo? O un dopolavoro per consiglieri regionali? Niente di tutto ciò: a queste e ad altre domande risponde l’articolo 40 del ddl Boschi che stabilisce che a partire dall’entrata in vigore della riforma costituzionale “la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica provvedono all’integrazione funzionale delle amministrazioni parlamentari, mediante servizi comuni, impiego coordinato di risorse umane e strumentali e ogni altra forma di collaborazione. A tal fine è istituito il ruolo unico dei dipendenti del Parlamento”. Tradotto in parole semplici le due amministrazioni verranno unificate e di conseguenze anche tutti i relativi servizi. Oggi le due Camere hanno autonomia finanziaria e anche autodichia, ossia il potere di autogovernarsi e di approvare e gestire i propri bilanci e il proprio personale, insomma attraverso atti interni fanno quello che vogliono, ma con la riforma voluta da Renzi l’amministrazione diventerà una sola e tutte le duplicazioni attuali verranno unificate. Questo vuol dire che i 969 dipendenti di Palazzo Madama diventeranno dipendenti di un’amministrazione unica del Parlamento e potranno quindi essere spostati dove più ce ne è bisogno. Una soluzione già adottata in Spagna e in Gran Bretagna dove addirittura con un unico concorso si può lavorare sia per il Parlamento che per il governo.
Considerando che i senatori si ridurranno da 315 a 100 è evidente che non saranno più necessari 171 commessi, nè 263 segretari. Ovviamente i dipendenti non verranno licenziati, si ridurranno piano piano con i pensionamenti, oppure saranno mandati a Montecitorio dove da tempo non si fanno concorsi e c’è stata una riduzione del personale negli ultimi anni che gli stessi dipendenti quantificano in un 40 per cento. Anche le commissioni parlamentari e i relativi funzionari che ci lavorano verranno ridotti, dalle attuali 14 passerebbero a un numero che dovrà essere poi stabilito con il nuovo regolamento ma che gli esperti stimano tra le 5 e le sette, visto che si riducono di parecchio le materie in cui il nuovo Senato avrà competenza legislativa. Tra le nuove funzioni del Senato delle autonomie spicca quella della ‘valutazione delle politiche pubbliche’ che richiederà la creazione di una commissione ad hoc. L’unica certezza è che non si potranno accorpare o ridurre il servizio assemblea e il segretario generale: questi rimarranno distinti. Perchè distinti resteranno il Presidente e l’ufficio di presidenza che regge l’organo istituzionale anche se i vicepresidenti del Senato sicuramente si ridurranno rispetto ai quattro attuali. In ogni caso sarà ancora necessario avere dei funzionari che assistono la politica nel momento decisionale, sia in Aula che in commissione.
Questo potrebbe ‘salvare’ una parte degli attuali 98 consiglieri. Che comunque diventerebbero intercambiambili nel momento in cui si creerà il “ruolo unico”. E nonostante le resistenze che sempre si manifestano nelle amministrazioni pubbliche sottoposte a grandi cambiamenti, c’è già chi pensa che in fondo è meglio far parte di un unico grande ufficio alla Camera dove si concentrerà il potere politico e le decisioni più importanti, soprattutto se alcuni ruoli resteranno solo a Montecitorio. Se è vero come è vero che nel suo stesso nome il ddl Boschi ha l’obiettivo di “ridurre i costi della politica” c’è anche da dire che molte cose si potrebbero unificare, risparmiando, anche prima della riforma, e un progetto in tal senso era stato avviato quando partirono i primi tagli agli stipendi ma poi non è stato fatto molto altro. Un esempio di servizio unificato è la Biblioteca. La Camera e il Senato ne hanno due distinte ma già adesso condividono il materiale (ad esempio il Senato acquista le riviste e la Camera i quotidiani che confluiscono in un archivio comune) oltre a trovarsi in edifici praticamente attaccati, via del Seminario e piazza della Minerva.
Lo stesso si potrebbe fare subito per tanti altri servizi ai parlamentari come il garage e le auto blu, accorpando il numero delle macchine a disposizione di presidenti e vicepresidenti si potrebbe anche ridurne il numero e così pure degli autisti. Anche il servizio informatica potrebbe essere semplificato e razionalizzato da subito. L’Italia infatti è quasi un caso isolato in Europa per i suoi due portali web distinti e differenti per Camera e Senato. Per non parlare delle forniture di beni come carta e materiale per uffici. Infine i Palazzi: attualmente oltre a Palazzo Madama, Palazzo Giustiniani, Palazzo della Minerva, Palazzo Carpegna e di un pezzetto di Palazzo Cenci, il Senato occupa anche parte di un edificio a largo Toniolo, (l’ex hotel Bologna) e una porzione dell’ex orfanotofrio di Santa Maria in Aquiro. Probabilmente troppi: è ipotizzabile che dovranno essere ridotti almeno di due terzi visto che i senatori saranno solo 100. Alcuni di questi però potrebbero tornare utili ai deputati che dopo i tagli alle spese per gli immobili operati a Montecitorio si sono ritrovati senza uffici. In vista dell’unificazione delle amministrazioni dunque Montecitorio dovrebbe forse rinunciare a stipulare nuovi contratti di affitto a lunga scadenza dal momento che presto avrà a disposizione i palazzi dei senatori.