Cultura e Spettacolo

Edoardo Leo: nel mio Otello contemporaneo la violenza dei femminicidi

Dal 14 novembre, Edoardo Leo presenta al cinema un adattamento audace di Otello, intitolato Non sono quello che sono. Ambientato nella Suburra romana dei primi anni 2000, questo film trasporta la tragedia shakespeariana in un contesto oscuro e spietato, dove violenza, tradimenti, razzismo, maschilismo e femminicidi sono all’ordine del giorno. La visione di Leo non solo trasforma Otello in un racconto di brutalità contemporanea, ma lo rende anche profondamente fedele all’originale, catturando l’essenza del “male assoluto”.

La scintilla che ha acceso l’idea del film è stato un evento di cronaca che, a suo tempo, non ricevette grande visibilità: “La scintilla è stata un articolo di cronaca che all’epoca non stava come oggi sulle prime pagine dei giornali ma molto in fondo che parlava di uno che aveva ucciso la moglie e si era suicidato. E ho pensato: questa è la sinossi, brevissima, dell’Otello.” Con queste parole, Leo sottolinea l’attualità di una tragedia che, pur scritta nel Seicento, risuona profondamente nel mondo di oggi, dove le dinamiche tossiche e violente rimangono, purtroppo, di grande attualità.

 

 

Nel film, Edoardo Leo interpreta Iago, il personaggio che incarna l’inganno e la manipolazione. Per dare autenticità e freschezza a questo adattamento, il regista ha intrapreso un lungo studio delle traduzioni italiane dell’opera, per poi intraprendere una traduzione in dialetto romano contemporaneo. Questo sforzo non solo dona al testo una nuova vita, ma anche una cruda autenticità, adattandolo perfettamente al contesto del crimine romano. La scelta del dialetto romano, in effetti, rende la drammaticità e la durezza dell’opera accessibili e familiari per il pubblico italiano, enfatizzando la vicinanza del male descritto con la nostra realtà.

Leo ha anche voluto mettere in discussione l’aura romantica spesso associata alla gelosia in Otello: “Io volevo svuotare l’aura romantica, quindi io la parola gelosia in realtà la nomino una sola volta, perché il resto è raccontare quel tipo di dinamica tossica per quello che è, quella è violenza, non c’è niente che abbia a che fare con l’amore in quella roba lì”. L’opera diventa, così, una critica feroce alla violenza di genere e ai meccanismi di potere che soggiogano gli individui in una spirale di soprusi e oppressioni.

Con Non sono quello che sono, Edoardo Leo non solo rende omaggio a Shakespeare, ma realizza un film intenso, che esplora i temi dell’opera con una sincerità e una brutalità che colpiscono lo spettatore.

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