Il Movimento 5 stelle, alle prese con i suoi problemi interni, suscita tensioni dentro il governo. Mentre i 7 saggi scelti da Beppe Grillo cercano un’intesa tra il fondatore e Giuseppe Conte sullo statuto, sulla Rai e sulla giustizia le posizioni pentastellate creano qualche ‘fastidio’ nell’esecutivo. Partendo dal servizio pubblico, l’altro ieri la Conferenza dei capigruppo della Camera, su richiesta anche del Movimento (che non ha un accordo interno sul nome da indicare), ha rinviato alla prossima settimana la seduta per la nomina dei nuovi membri del Cda. Appuntamento il 14 luglio alle 21. Due giorni dopo, cioè, la data del 12 in cui è fissata, in seconda convocazione, la seduta dei soci Mef e Siae per il rinnovo del board. Una ‘mossa’ che non è stata gradita dall’azionista pubblico, che infatti ieri, in via informale, ha confermato di essere pronto a indicare, lunedì, i nomi del presidente e dell’amministratore delegato.
Contando che l’obiettivo è quello di creare un tandem con un uomo e una donna, tra i nomi che circolano per l’ad ci sono quelli di Matteo Maggiore (attualmente alla Bei), di Giorgio Stock, già numero uno di WarnerMedia, e di Laura Cioli (ex Rcs e Gedi). Per il presidente in corsa ci sono, tra gli altri, gli interni Antonio Di Bella e Monica Maggioni e Paola Severini Melograni, giornalista e saggista, che ha contribuito alla nascita del Segretariato sociale Rai. “La decisione di Draghi di non aspettare i giochetti e le trattative dei partiti rispetto alla nomina del Cda della Rai, corrisponde a un sonoro e imbarazzante schiaffo assestato al presidente della Camera Fico e a quello del Senato Casellati che hanno accettato anziché respingere la richiesta avanzata dai capigruppo dei partiti, con l’eccezione di Italia Viva, di sospendere un voto parlamentare a solo ventiquattro ore dal suo svolgimento”, attacca Michele Anzaldi, segretario Iv della Commissione di Vigilanza sempre molto attento a ciò che accade intorno a viale Mazzini.
Anche sulla giustizia ci sono fibrillazioni. Per oggi in Consiglio dei ministri sarebbero attesi gli emendamenti dell’esecutivo al disegno di legge delega per la riforma del sistema penale. In pratica sono le modifiche, rilevanti, alla ex riforma Bonafede, poi rivisitata dalla commissione Lattanzi. Il Movimento 5 stelle però non gradisce alcune delle novità proposte e in particolare fa muro sul tema della prescrizione. Una cabina di regia per la ricerca di una sintesi, che era stata ipotizzata per oggi da Draghi, non si è tenuta. Fonti di via Arenula, questa mattina, prevedevano l’arrivo dei provvedimenti oggi direttamente in Consiglio. Un’intenzione confermata anche questa sera da fonti di governo. I cinque stelle, però, premono per un rinvio ed è in corso, secondo quanto si apprende, un’intensa attività per cercare un’intesa. Se sarà trovata lo si vedrà, probabilmente, solo oggi. askanews