Cronaca

Egitto convoca ambasciatori Italia e altri 4 Paesi. Tutor di Regeni: non abbiamo messo a rischio il ricercatore

Il ministero degli Affari esteri egiziano ha convocato gli ambasciatori di Italia, Germania, Gran Bretagna, Canada e Paesi Bassi per protestare ufficialmente contro la nota congiunta dei cinque paesi in cui è stata espressa “profonda preoccupazione” per la detenzione dell’avvocato per i diritti umani Ibrahim Metwally, avvocato che rappresenta gli interessi della famiglia di Giulio Regeni in Egitto. Metwally è stato arrestato il 10 settembre scorso all’aeroporto del Cairo, mentre stava recandosi a Ginevra per partecipare ad una sessione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie. Metwally è il responsabile dell’Unione delle famiglie degli scomparsi in Egitto. I cinque paesi hanno pubblicato una nota congiunta venerdì dicendosi “profondamente preoccupati per l’attuale detenzione” dell’avvocato egiziano. “Siamo preoccupati per le condizioni di detenzione apparentemente applicate su Ibrahim Metwally Hegazy e continuiamo a chiedere trasparenza sulle condizioni di detenzione in Egitto”, avevano scritto i cinque paesi. L’Egitto ha descritto l’iniziativa delle cinque nazioni come una “interferenza inaccettabile ed evidente” negli affari interni dell’Egitto. Gli ambasciatori della Germania, dell’Italia e dei Paesi Bassi sono già stati ricevuti presso il ministero degli Affari Esteri. Gli ambasciatori britannico e canadese si presenteranno in una data successiva, secondo il ministero egiziano.

Intanto, Rabab El Mahdi, tutor di Giulio Regeni all`Università Americana del Cairo, dopo le accuse e i sospetti pubblicati sui media italiani su se stessa e sulla supervisor di Cambridge Maha Abdelrahman, attraverso un’intervista fa sapere che il ricercatore italiano “era là per un interesse insaziabile di capire e aiutare, non spinto da qualcuno”. “È un insulto alla sua memoria suggerire il contrario”, dichiara la tutor. “Sono arrabbiata – ha detto -Non solo questi articoli sono ingannevoli e rivelano una seria mancanza di comprensione su come funzioni la ricerca accademica, ma servono a spostare l`attenzione dalla vera questione: chi ha torturato e ucciso Giulio. Sembrano suggerire che il modo in cui Giulio ha condotto ricerche al Cairo, inclusi i rapporti con i suoi supervisor, spiegherebbe cosa gli è successo. Questo è del tutto sbagliato. Ricordiamoci che il video fatto trapelare su Giulio non lo mostra mentre conduceva interviste per le sue ricerche, ma mentre discuteva l`offerta di un finanziamento con un membro del sindacato (Giulio voleva fare domanda per una borsa da 10 mila sterline alla Antipode Foundation, che assegna fondi per progetti collaborativi tra accademici e attivisti, ndr)”. Sull’argomento scelto da Regeni per la sua ricerca, i sindacati indipendenti in Egitto, la tutor spiega che “Giulio ha scelto l`argomento e ha cercato supervisor esperti sul tema” e che il metodo di ricerca, tramite interviste sul campo, “era l’unico” possibile, perché “non poteva fare ricerche d`archivio, né esperimenti di laboratorio. Doveva fare interviste, osservare gli incontri e i sindacalisti”.[irp]

Pubblicato da
Giuseppe Novelli