In Sicilia cambiano le norme elettorali per i comuni. Diventerà subito sindaco chi otterrà al primo turno almeno il 40% dei voti (e non più il 50%), in questo caso la lista o la coalizione collegati riceveranno il premio di maggioranza, con l’attribuzione del 60% dei seggi. Dunque, abbassata anche la soglia per i ballottaggi nei comuni in Sicilia. Tutte novità contenute nel disegno di legge all’esame del parlamento siciliano che oggi pomeriggio ha votato i due articoli più importanti. Nel testo licenziato dalla commissione Affari istituzionali, col solo voto contrario del M5s, era previsto il turno unico, con l’eliminazione dei ballottaggi. L’Assemblea regionale siciliana ha anche approvato la norma che prevede il sistema maggioritario nei comuni con popolazione fino a 15 mila abitanti, superando cosi’ il tetto dei diecimila, come nella legge in vigore. Il segretario del Pd Sicilia, Fausto Raciti, ha così commentato insieme al capogruppo all’Ars Alice Anselmo: “Siamo soddisfatti per questo voto dell’aula che conferma la bonta’ di una proposta che ha trovato ampia condivisione fra le diverse forze politiche. Ci auguriamo che l’esame della riforma possa proseguire con lo stesso clima”. Per il capogruppo di FI, Marco Falcone, invece si tratta di un errore: “Rimaniamo convinti che ai fini della semplificazione elettorale la soglia doveva essere al 35%, non abbiamo condiviso il 40% perche’ si tratta di uno sbarramento che in un sistema tripolare difficilmente potra’ essere raggiunto. E’ stato al tempo stesso un errore comprimere la liberta’ dei sindaci bravi di potersi candidare per la terza volta. Auspichiamo, nel prosieguo della seduta, di apportare al testo ulteriori modifiche migliorative”.
Sul piede di guerra i Cinquestelle: “E’ stato scritto un precedente pericoloso, hanno cambiato le regole del gioco senza la prima forza politica della Sicilia – commenta Giancarlo Cancelleri, deputato e portavoce del M5s”. Perché “l’emendamento che introduce la soglia del 40% – insiste – porta le firme di tutti i capigruppo dell’Ars, tranne i 5 Stelle. In pratica è la ‘dichiarazione d’amore’ del ‘partito della nazione’ contro di noi; tutti da una parte, e noi dall’altra”. Ecco cosa prevede l’articolo 2 della legge approvato all’Ars: “E’ proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti, a condizione che abbia conseguito almeno il 40% dei voti validi. Qualora due candidati abbiamo entrambi conseguito un risultato pari o superiore al quaranta per cento dei voti validi, e’ comunque proclamato eletto il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti”. E’ passato al vaglio dell’Assemblea anche un emendamento del M5S che prevede l’elezione del candidato sindaco piu’ giovane in caso di parita’ di voti. Di certo a Sala d’Ercole si sta navigando a vista. Gli accordi sembrano traballanti. Domani si ritorna in Aula. Il maggior nodo da sciogliere è senza dubbio la doppia preferenza di genere, con un emendamento che vuol sopprimerla.