La Colombia eleggerà domenica il suo nuovo presidente, nel secondo turno della prime elezioni presidenziali dopo la pace tra il governo e l’ex guerrilla Farc. Il leader della destra più dura, Ivan Duque, arrivato in testa al primo turno, si è impegnato a modificare il patto firmato a fine 2016 e, per essere definitivamente eletto, dovrà superare la concorrenza di Gustavo Petro, candidato della sinistra anti-sistema. “Lasciamo un Paese senza le Farc, che costruisce la pace”, ha commentato il presidente uscente, Juan Manuel Santos, 66 anni, che non ha potuto ricandidarsi dopo due mandati consecutivi.
Al potere dal 2010, Santos è stato l’architetto di un accordo che gli è valso il Nobel per la pace, ma anche un record di impopolarità, fino all’80%, in questo paese di 49 milioni di persone. Ivan Duque, 41 anni, ha ottenuto il 39,14% dei voti il 27 maggio contro il 25,08% del 58enne Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotà e ex guerrigliero del M-19. Il voto è stato caratterizzato da un’affluenza senza precedenti del 53,9% quando di solito meno della metà dei 36 milioni di elettori si recava alle urne in Colombia. Delfino del popolare ma controverso ex presidente Alvaro Uribe (2002-2010), fiero avversario dell’accordo di pace, secondo i sondaggi, Ivan Duque sarebbe in vantaggio rispetto al suo avversario, con un margine che va da sei a quindici punti. Sostenuto dai conservatori, dai partiti cristiani, dagli evangelici e dall’estrema destra, Duque difende la libertà di impresa e i valori tradizionali della famiglia sventolando lo spettro del vicino Venezuela in crisi. Invocando il “cambiamento”, vuole rivedere l’accordo di pace con le Farc per mettere in prigione i leader della guerriglia colpevoli di gravi crimini e bloccare il loro accesso al Parlamento. Duque si è anche impegnato a sradicare “il cancro della corruzione” e a rilanciare la quarta economia dell’America Latina.