Il day after di Giorgia tra silenzio e testa già a governo

La leader di FdI vuole stringere i tempi. Nodo Economia

Giorgia Meloni

Un po’ la voglia di stare con la propria famiglia, un po’ la necessità di prendersi qualche ora di decompressione. Ma anche, e soprattutto, la scelta precisa di non dire nemmeno una parola di troppo, di concedersi invece il tempo di riflettere sulle prossime mosse, squadra di governo compresa. Il day after per Giorgia Meloni è lontano dai riflettori. Per lei nessuna conferenza stampa: a parlare a nome del partito sono invece i capigruppo Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida e il responsabile organizzazione, Giovanni Donzelli. In questa scelta decisamente low profile per una che ha nettamente vinto le elezioni, c’è la cifra con cui Meloni vuole impostare i prossimi mesi: dimostrare di essere consapevole del momento di difficoltà economica e sociale che il Paese sta attraversando, evitare toni polemici, sia con l’opposizione che con gli alleati, insomma – come ha detto lei stessa a caldo – puntare sulla responsabilità.

E’ anche un messaggio a chi la accusa di inaffidabilità, a chi in Europa vede nella sua vittoria soltanto un pericoloso sbandamento a destra del Paese. E se è vero che Giorgia Meloni ha sempre ribadito di voler difendere gli interessi nazionali a Bruxelles, lo è altrettanto la consapevolezza che certe istituzioni stanno lì a guardare, ad aspettare di vedere che volto avrà il suo governo. A cominciare dal responsabile dell’Economia. Nella logica non solo della prudenza, ma anche del rispetto costituzionale delle prerogative del capo dello Stato, nessuno parla apertamente dell’incarico come premier. Ma la verità è che già si ragiona sulla squadra. Che, come fanno capire i vertici del partito, non sarà fatta soltanto di personalità espressione dei partiti politici. “Per noi – dice Ignazio La Russa – non è importante che abbiano la tessera del partito. Bisogna scegliere le migliori energie ma compatibili con il programma e il progetto”.

Il sogno nel cassetto di Giorgia Meloni sarebbe quello di portare Fabio Pianetta, attualmente nel board della Bce, a via XX settembre. Ma non è detto che riesca a convincerlo anche perché l’interessato sarebbe molto attratto dalla possibilità di diventare il prossimo governatore della Banca d’Italia. Altra casella che potrebbe essere occupata da un tecnico è poi quella del Viminale. Ancora oggi Matteo Salvini ha ribadito le mire del Carroccio su quel ministero. I consensi presi dalla Lega, per la verità, non lo collocano certo nella posizione di avere pretese, ma anche in questo caso Meloni manda messaggi rassicuranti: non useremo il bilancino.

E, tuttavia, per quel ruolo il nome in pole position sarebbe quello di Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto proprio di Salvini durante il Conte uno. Di certo, Meloni vuole accanto a sé a palazzo Chigi i suoi consiglieri più fidati: per il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio i nomi sono quelli di Ignazio La Russa o Gianbattista Fazzolari. Con gli alleati per ora non si è ancora entrati nel merito della squadra ma i contatti saranno avviati nei prossimi giorni anche perché la leader di Fratelli d’Italia ai suoi ha chiaramente spiegato di voler evitare sprechi di tempo. A Lega e Forza Italia dovrebbero comunque toccare le poltrone di presidente della Camera e del Senato: per la prima si fa il nome di Antonio Tajani, per la seconda quello di Roberto Calderoli.