La Spagna si prepara ad affrontare un voto europeo che malgrado l’importanza dell’appuntamento per gli equilibri della futura Commissione – e della politica europea in generale – viene percepito in chiave esclusivamente interna. Vale a dire come lo scontro decisivo fra il Psoe del premier Pedro Sanchez e il Partido Popular di Alberto Nuñez Feijoó, quest’ultimo in crisi di risultati elettorali e che in caso di ulteriore sconfitta vedrebbe messa in discussione la propria leadership.
Se infatti le elezioni basche avevano favorito il Pp, quelle catalane hanno fatto sì registrare una forte crescita dei conservatori – a scapito del quasi estinto Ciudadanos – ma hanno anche sancito la vittoria dei socialisti catalani come primo partito per voti e seggi. Le europee – un voto che tradizionalmente premia i due partiti maggiori – sono l’ultima possibilità per Feijoó per mettere pressione a un Sanchez che dopo la minaccia di dimissioni e l’appello alla mobilitazione della sinistra vede al momento la sua iniziativa politico-personale (alla quale peraltro non è seguita alcun provvedimento legislativo significativo) premiata dai sondaggi.
Secondo il Cis infatti il Psoe otterrebbe il 35% de consensi (+2% rispetto al 2019) con 21-24 seggi, contro il 30% del Pp (18-20 seggi, in notevole aumento rispetto al 21% di cinque anni fa in cui tuttavia si trovava ai minimi storici); un risultato che se confermato permetterebbe a Sanchez di rinsaldare la propria maggioranza e procedere sulla difficile strada che porta a fine legislatura – compresa l’apporovazione e la successiva applicazione della legge di aministia. Proprio l’amnistia è stata il cavallo di battaglia scelto da Feijoó per la sua ultima manifestazione di piazza pre-elettorale, dopo la polemica parteicpazione del presidente argentino Javier Milei alla kermesse sovranista di Vox sfociata in una querelle diplomatica con Madrid dopo gli insulti a Sanchez.
L’ascesa della destra più o meno ultra si fa notare con la conferma di Vox come terza forza (10%, 5-6 seggi) e il possibile ingresso di un’altra formazione populista, Se acabó la fiesta, con un deputato (non esiste alcuna soglia di sbarramento); a completare il panorama, anche il moribondo Ciudadanos potrebbe raccogliere un numero di consensi sufficiente a ragranellare un seggio. A sinistra la rottura fra Sumar e Podemos assegna alle due forze rispettivamente il 6% e 5% dei voti e 6-7 seggi, appena sopra quanto ottenuto nel 2019 dalla coalizione Podemos-Iu (con sei deputati). Anche la coalizione fra partiti indipendentisti baschi e catalani ripeterebbe sostanzialmente lo stesso risultato delle ultime europee, con un 5% delle preferenze e tre seggi.