Quinto mandato e altri sei anni di potere per l’autocrate russo. Vladimir Putin è stato rieletto presidente in Russia per la quinta volta con l’87,28 per cento dei voti. E’ questo il risultato definitivo, con lo spoglio di tutte le schede, diffuso dalla Commissione elettorale centrale. Hanno votato 87,1 milioni di persone (il 77,44 per cento degli aventi diritto), come ha annunciato Ella Pamfilova, direttrice della Commissione.
Il candidato del Partito comunista, Nikolai Kharitonov, è stato votato dal 4,31 per cento di chi è andato alle urne, il candidato del Partito dei nuovi popolare, Vladislav Davankov, ha preso il 3,85 per cento dei voti e il leader del Partito liberal democratico, Leonid Slutsky ha ottenuto il 3,2. Spicca il dato secondo cui Putin ha raccolto il 98,99 per cento dei voti in Cecenia, dove l’affluenza alle urne ha raggiunto il 97 per cento, ha reso noto la Commissione elettorale. Già nel 2018 avevano votato in Cecenia il 91,44 per cento degli aventi diritto. E nel 2012 Putin aveva raccolto il 99,76 per cento dei voti nella regione governata in modo autoritario da Ramzan Kadyrov.
Al Cremlino fino al 2030
Dunque, il presidente russo rimarrà al Cremlino fino al 2030 e questo gli consentirà di continuare la campagna militare in Ucraina, la brutale repressione del dissenso e il braccio di ferro con l’Occidente. Rivolto al Paese al termine della giornata elettorale, il capo del Cremlino ha ringraziato quanti lo hanno votato e hanno contribuito a creare le condizioni per il “consolidamento politico interno” e ha avvertito che non si lascerà “intimidire”. Poi per la prima volta ha parlato della morte del suo principale oppositore, Alexei Navalny. “Per quanto riguarda il signor Navalny. Sì, è morto. Questo è un evento triste – ha detto il capo del Cremlino -. Qualche giorno prima che il signor Navalny morisse, alcuni colleghi mi hanno detto… che c’era l’idea di scambiare il signor Navalny con alcune persone che sono in prigione nei paesi occidentali… Ho detto ‘sono d’accordo'”.
Metà dei voti sarebbero falsificati
Intanto arriva una affermazione “bomba”: circa la metà dei voti ricevuti da Vladimir Putin nelle elezioni in Russia sarebbero stati falsificati. Lo scrive Novaya Gazeta Europe, basandosi sui calcoli del matematico e analista indipendente Sergey Shpilkin. Secondo il quotidiano indipendente si tratta di frodi su scala record per le elezioni presidenziali in Russia. Escludendo i voti con il sistema elettronico, i dati ufficiali riferiscono che 74,5 milioni di elettori si sono recati alle urne. Di questi, circa 64,7 milioni hanno votato per Putin, ma i calcoli di Shplikin indicano che almeno 31,6 milioni di questi voti sono stati falsificati. Per ricavare questi numeri, l’analista ha confrontato la distribuzione dei voti ottenuti dai candidati con l’affluenza alle urne in ogni seggio, in modo da capire quanti voti sono stati “aggiunti” al vincitore.
Migliaia di persone hanno partecipato alla protesta pacifica indetta proprio dal dissidente russo Alexei Navalny prima di morire, il ‘Mezzogiorno contro Putin’, davanti ai seggi elettorali nel Paese e nelle ambasciate russe in tutto il mondo, annullando la propria scheda elettorale (l’affluenza al voto sarebbe pari al 74,2 per cento). Anche la vedova del leader di opposizione, Yulia Navalnaya, ha partecipato alla protesta davanti all’ambasciata russa a Berlino e ha fatto sapere di aver scritto ‘Navalny’ sulla propria scheda elettorale. Proprio Navalnaya aveva definito Putin “un sanguinario mafioso, il capo di un’organizzazione criminale” nel suo intervento di tre settimane fa alla sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.
Le reazioni
Alcuni leader di Paesi amici e alleati della Russia hanno fatto pervenire a stretto giro le loro congratulazioni a Putin per la vittoria: tra questi, il nordcoreano Kim Jong Un, il presidente venezuelano Nicolas Maduro e il capo di Stato uzbeko Shavkat Mirziyoyev. Il leader nordcoreano ha inviato a Putin un messaggio di congratulazioni che sarà portato al ministero degli Esteri russo da Sin Hong Chol, ambasciatore dello Stato asiatico a Mosca, ha riferito la Kcna. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro da parte sua ha sottolineato l’affluenza “eccezionale” al voto.
“Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, a nome del popolo venezuelano, si congratula con il Presidente Vladimir Vladimirovich Putin e il suo movimento politico per la schiacciante vittoria elettorale nella sua rielezione a Presidente della Federazione Russa per il periodo 2024-2030, esprimendo riconoscimento al glorioso popolo russo per il suo profondo impegno a favore della democrazia, espresso nella sua eccezionale partecipazione a questa giornata elettorale di successo”, ha detto il ministro degli Esteri Yvan Gil su X. Anche il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev si è congratulato con Putin per la sua rielezione a capo dello Stato, ha riferito lunedì l’ufficio del leader uzbeko.
“Le elezioni presidenziali tenutesi in Russia dal 15 al 17 marzo si sono svolte in un contesto estremamente ristretto, esacerbato anche dalla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, ha commentato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a nome dell’Unione Europea: “Le autorità russe hanno continuato ad aumentare la sistematica repressione interna, reprimendo i politici dell’opposizione, le organizzazioni della società civile, i media indipendenti e altre voci critiche con l’uso di una legislazione repressiva e di pene detentive politicamente motivate”. Da parte di Bruxelles un accento particolare è stato posto sullo “svolgimento illegale delle cosiddette ‘elezioni’ nei territori dell’Ucraina temporaneamente occupati dalla Russia“, ovvero nella Repubblica autonoma di Crimea, nella città di Sebastopol e in alcune parti delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson: “L’Unione Europea ribadisce che non riconosce e non riconoscerà mai né lo svolgimento di queste cosiddette ‘elezioni’ nei territori dell’Ucraina né i loro risultati, sono nulle e non possono produrre alcun effetto giuridico“, ha messo in chiaro con forza Borrell.