Il primo voto per il parlamento dal 2009 svolto domenica in Libano consegna il Paese ancora più saldamente nelle mani di Hezbollah, il movimento sciita alleato dell`Iran. Così dicono i primi risultati non ufficiali. Il “Partito di Dio” assieme agli alleati: il movimento sciita Amal (“Speranza”) guidato dal presidente del parlamento Nabih Berri e i cristiani del presidente Michel Aoun avrebbero raggiunto 67 seggi, su un totale di 128. Secondo il sistema politico del Paese, il governo è sempre guidato; il parlamento da un musulmano sciita e la presidenza della Repubblica da un cristiano. Stando a questi dati il primo ministro uscente Saad Hariri sarà riconfermato al suo posto nonostante che il suo movimento sarebbe arretrato. Il voto è stato anche caratterizzato da una bassa affluenza del 49,2% e dall’emergere di un movimento della società civile che ha sfidato i partiti al potere, che dovrebbero vincere due seggi in parlamento. Da un punto di vista strettamente politico, non c’e’ un reale vincitore di questa tornata elettorale. La nuova legge elettorale a sistema proporzionale, infatti, frammenta l’arena politica e rende ancor piu’ necessaria la concertazione interna e compromessi e intese sui singoli temi.
L’altra ragione risiede nel diffuso disincanto rispetto alle forze tradizionali, che soprattutto a Beirut si e’ tradotto in una diffusa astensione. C’è anche da dire che la condivisione del potere in Libano tra le diverse comunità religiose impedisce la supremazia di un singolo partito o di una comunità. Hezbollah, molto popolare nei suoi bastioni, tuttavia, dovrebbe rafforzare la sua posizione attraverso le alleanze che potrebbe tessere o rinnovare. Le stime del partito sciita, indicano che il movimento ha vinto quasi ovunque fosse presente. In un contesto di forti tensioni regionali attorno al ruolo dell’Iran, principale sponsor del movimento sciita, “Hezbollah è sulla buona strada per avere una grande influenza nel processo decisionale” in Libano, come dice l’analista politico Karim el -Mufti. La figura principale del campo rivale, il primo ministro sunnita Saad Hariri e il suo partito politico “Future”, esce perdente in queste elezioni legislative.
Questa corrente, sostenuta dall’Arabia Saudita, “dovrebbe perdere alcuni posti”, dice El-Mufti, per il quale tuttavia “il capo del governo “non è minacciato”. La battuta d’arresto di Hariri arriva sei mesi dopo la vicenda delle sue dimissioni annunciata da Riad, che ha scatenato una diffusa mobilitazione popolare e diplomatica. Il nuovo schema del prossimo parlamento potrebbe consentire al partito cristiano del presidente Michel Aoun di svolgere il ruolo di arbitro. “Il più grande giocatore sarà il gruppo del presidente Aoun, che si evolverà tra i blocchi non allineati, e Hezbollah trarrà beneficio dal fatto che manca una vasta coalizione” di fronte a lui, afferma l’analista politico Imad Salamey. Creato nei primi anni ’80 sulla scia della rivoluzione islamica iraniana per osteggiare Israele, Hezbollah, considerato dagli Usa un gruppo “terroristico” sta attualmente combattendo in Siria a fianco del regime di Bashar al-Assad. In Libano, le ultime elezioni legislative risalgono al 2009: il mandato del Parlamento è stato esteso tre volte a causa di rischi per la sicurezza del paese legati alla guerra in Siria.