La commissione Antimafia, una risoluzione in parlamento, e ora perfino una lettera all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Il MoVimento 5 stelle fa sul serio. La questione “liste pulite”, in vista delle elezioni Regionali in Sicilia del 5 novembre, oramai è divenuta cavallo di battaglia dei grillini. Luigi Di Maio parla di “grande pericolo di condizionamento del voto in Sicilia, per questo interesseremo organismi internazionali come l’Osce”. Certo, un partito come i Cinquestelle che parla di condizionamento delle elezioni, suscita più che una riflessione se si pensa alle firme false prodotte da alcuni esponenti grillini, in occasione della compilazione delle liste per le comunali di Palermo del 2012. Vicenda che vede imputati cinque deputati del M5s (tre nazionali, due regionali) oltre alcuni attivisti grillini. Ma la partita sulle Regionali isolane, si gioca anche sugli uomini-simbolo. E così tra ricchi curricula e buoni propositi, in campo ci sono pure Angelo Cambiano, Pietro Bartolo, Franco La Torre. Il primo, Cambiano, è l’ex sindaco di Licata (Agrigento), eletto anche grazie al sostegno di Fi, e ora in corsa con il M5s. Cambiano è noto pure per aver abbattuto una serie di case abusive, divenendo personaggio popolare attraverso apparizioni televisive. Poi c’è Bartolo, il popolare medico di Lampedusa, divenuto star dopo il premiatissimo film “Fuocoammare”, e i vari soccorsi agli immigrati sbarcati sull’isola delle Pelagie, si schiera con la sinistra a sostegno del candidato governatore, Claudio Fava. Ma meno di un anno fa, il medico è salito sul palco della Leopolda dell’ex premier, riconoscendo pubblicamente “quanto fatto da Matteo Renzi con tenacia, battendosi in prima persona portando le istanze del nostro Paese in Europa”. Adesso, però, Bartolo vira a sinistra. E sta con Fava. Il terzo personaggio, La Torre, figlio di Pio, ex parlamentare comunista e sindacalista, è stato designato assessore alla “legalità” dal centrosinistra, qualora Fabrizio Micari divenisse presidente della Regione. La partita sugli uomini-simbolo, non è nuova. Lo stesso Rosario Crocetta, cinque anni fa, ha scommesso su nomi del calibro di Lucia Borsellino, figlia dell’ex magistrato Paolo. O quello di Catarina Chinnici, figlia del giudice Rocco, divenuta in seguito assessore dello stesso governatore uscente. Come dire, i vessilli della legalità e della società civile, in generale, ‘tirano’ sempre.