Elezioni in Ungheria, schiacciante vittoria del sovranista Orban

9 aprile 2018

Viktor Orban, rafforzato dalla schiacciante vittoria nelle elezioni di ieri, si appresta a dirigere per la terza volta l’Ungheria per altri quattro anni. Un nuovo mandato che promette ulteriori scontri con l’Unione europea e fanno temere un altro giro di vite in patria in termini di diritti civili e misure di repressione nei confronti dell’opposizione. Timori rinfocolati da un suo comizio elettorale lo scorso 15 marzo, quando il premier ungherese 54enne ha prospettato “misure legali, politiche e legali” mirate ai suoi oppositori. “Dovremmo prendere sul serio queste promesse”, ha commentato dopo il voto di ieri il noto analista Andras Biro-Nagy del think tank Policy Solutions.

Il successo del capo di governo più controverso d’Europa è incontestatabile: con lo spoglio dei voti quasi completato – i dati definitivi sono attesi tra alcuni giorni, dopo il computo delle schede degli ungheresi residenti all’estero – il partito Fidesz ottiene il 48,8% delle preferenze. Quasi 30 punti percentuali in più del secondo partito, la formazione di estrema destra Jobbik che arriva comunque al 19,67%, mentre i Socialisti ottengono il 12,42% dei voti e il partito ambientalista Lmp arriva al 6,97%. Il leader di Jobbik, che aveva condotto una campagna elettorale all’insegna di toni più moderati rispetto al passato di stampo fortemente xenofobo, si è dimesso ieri sera: aveva promesso di lasciare se non avesse vinto e così ha fatto, denunciando le “menzogne” e i “costanti attacchi” al suo partito.

Buone chance al premier di conservare in parlamento la “super-maggioranza”

Il risultato di ieri, ottenuto grazie a una forte mobilitazione che aveva fatto sperare l’opposizione e invece si è rivelata pro-Orban, dà buone chance al premier di conservare in parlamento la “super-maggioranza” dei due terzi, già ottenuta nel 2010 e nel 2014. Ovvero almeno 133 seggi sui 199 che compongono l’assemblea monocamerale, soglia necessaria per le modifiche costituzionali. “Questa è una vittoria storica che ci dà l’opportunità di continuare a difenderci e a difendere l’Ungheria”, ha detto il leader conservatore in un breve discorso tenuto dopo la diffusione dei risultati ufficiali parziali da parte dell’Ufficio elettorale nazionale. L’affluenza alle urne è stata pari al 69,26%, oltre sette punti percentuali in più rispetto al 2014, con diversi seggi costretti a rimanere aperti dopo l’orario di chiusura per consentire agli elettori in coda di votare.

Alla fine del suo discorso della notte elettorale, Orban ha accompagnato la folla che lo ha acclamato nel centro di Budapest e che si è messa a cantare “Lunga vita alla Libertà ungherese”, canzone-inno della rivoluzione del 1948. Gli interlocutori europei non si sono precipitati a congratularsi per la vittoria. Ma Orban non è isolato in Europa. Nella notte ha ricevuto subito le felicitazioni del premier polacco Mateusz Morawiecki (e ha pubblicamente ringraziato il leader conservatore Jaroslaw Kaczynski), oltre a messaggi di auguri dai leader dell’estrema destra francese Marine Ler Pen e dell’estrema destra olandese Geert Wilders.

Compiaciuti sia Matteo Salvini, sia Giorgia Meloni

Dall’Italia, commenti compiaciuti sia di Matteo Salvini che dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Secondo Salvini, “l’Ungheria ha votato con il cuore e con la testa, ignorando le minacce di Bruxelles e i miliardi di Soros”. Mentre Meloni ha sottolineato la “difesa dell’identita’, lotta all’islamizzazione forzata, contrasto alla speculazione finanziaria e al globalismo: e’ il modello che Fratelli d’Italia vuole seguire anche in Italia”. Le politiche di Orban sui migranti – perno della sua nuova vittoria e quindi con ogni probabilità ancora al centro del nuovo mandato – hanno visto il premier ungherese in testa al drappello dei Paesi dell’Est europeo contrari al programma Ue di ricollocalmento che propone la redistribuzione dei migranti sull’intero territorio europeo. Orban fa anche parte del fronte sempre più contrario al rinnovo delle sanzioni Ue nei confronti della Russia.

Sul fronte interno, il partito Fidesz è stato il motore legislativo che ha permesso al premier di mettere il bavaglio a varie istituzioni e settori della società, dai media alla giustizia, ma anche economia e cultura. Durante la campagna elettorale Orban ha denunciato complotti, ha inasprito i toni nei confronti di un’opposizione che sembrava minacciarlo e ha promesso vendetta, citando una lista di 2000 persone a suo avviso pagate per spodestare il suo governo. “Sappiamo esattamente chi sono e sappiamo i loro nomi, sappiamo per chi e come lavorano”, ha dichiarato. Nel mirino di Orban ci sono innazitutto le Ong finanziate dal miliardario americano di origine ungherese George Soros, ma la “lista” del premier potrebbe andare oltre. askanews

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