Con “Confidenza”, nei cinema dal 24 aprile, Daniele Luchetti porta al cinema un altro romanzo di Domenico Starnone, dopo “La scuola” e “Lacci”. Si toccano i temi di quei film, la scuola, l’essere professore, le coppie, i tradimenti, ma in questo caso si va a fondo nel ritratto di un uomo, interpretato da Elio Germano, affetto da disturbo narcisistico della personalità: è un insegnante molto amato, che fa di tutto per essere apprezzato, ma nasconde un’enorme insicurezza, un continuo tormento, segreti, ed è in perenne squilibrio.
“Penso che sia un disturbo in cui oggi, in questo mondo, in questa società così esteriore, di cui siamo affetti un po’ tutti, e anche dal rischio di sprofondare dal troppo guardarci. Abbiamo paura di mostrarci, di mostrare quello che siamo, quello che sentiamo, e questo produce sicuramente una patologia, uno scarto, una dissociazione. È una società che è fondata sulla rimozione di alcune cose, oltre che la rimozione del lutto, del male, della vecchiaia, della morte, c’è la rimozione del sentire, dei sentimenti”.
Il professore di Luchetti nel suo percorso incontra varie tipologie di donne, con cui gioca, più o meno, un ruolo ambiguo. Federica Rosellini è la studentessa di cui si innamora, che viene in qualche modo manipolata, ma che ha capito perfettamente chi è. Vittoria Puccini è la moglie che rinuncia alla propria affermazione e non vuole vedere, Isabella Ferrari una donna solida, affermata ma che, comunque, nasconde alcune fragilità.
“Questa – dice Luchetti – è la fotografia di una tipologia di maschio, di un maschio abbastanza preciso e molto comune, che si maschera benissimo. Essenzialmente è circondato di stima perché gli dobbiamo voler bene, perché è affettuoso, un bravo professore, però è super tossica la relazione con un maschio di questo genere perché è una relazione che schiaccia gli altri, che non accetta la parità. E se c’è un sentimento amoroso che implica la parità, svelarsi a nudo, fino in fondo, non ci sa stare, non può fare altro che distruggerlo. Cerca solo persone che abbiano nei suoi confronti dei rapporti di sudditanza”.