Economia

Elliott batte Vivendi e conquista il cda

Ribaltone in Tim: Elliott batte Vivendi in assemblea e si aggiudica la maggioranza del cda. “Una vittoria per tutti gli azionisti. Si apre un nuovo capitolo per il gruppo”, è stato il primo commento del fondo attivista entrato in scena solo due mesi fa. Una vittoria comunque di misura visto che il fondo Usa, che ha l’8,8% del capitale, ha ottenuto i voti favorevoli da parte del 49,84% dei presenti contro il 47,18% della lista di Vivendi, primo socio del gruppo di tlc con il 23,94%. A fare la differenza la Cassa Depositi e Prestiti che, con il 4,78% del capitale, è stata determinante per far eleggere i 10 consiglieri del fondo di Paul Singer. I francesi, a dispetto delle attese, sono riusciti invece a coagulare attorno alla loro lista quasi l’8% del capitale ordinario. Una percentuale non di poco conto se si considera che tutti i proxy adviser avevano raccomandato di votare per Elliott. L’esito assembleare è stato subito salutato con favore dal ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda: “è importante che Tim diventi una vera public company – ha twittato – che i conflitti di interesse con gli azionisti non la danneggino più e che si acceleri sulla separazione della rete”. Solo poco più di tre ore di assemblea per decidere le sorti della futura governance del gruppo di tlc, nonostante l’affluenza record che ha visto presente all’auditorium di Rozzano il 67,15% del capitale.

Nessun big ha preso la parola durante i lavori per sostenere la propria posizione: né Vivendi, né Elliott né tantomeno la Cdp. Il vicepresidente Franco Bernabè, che presiedeva, non ha risposto a quasi tutte le domande, non essendo materia all’ordine del giorno. L’attesa è stata tutta per il momento clou della votazione sulle liste, quando la tensione è salita per poi stemperarsi al risultato, salutato con un fragoroso applauso tanto da far dire a Bernabè, che non è stato riconfermato nel cda: “non siamo allo stadio”. Non si dà comunque per sconfitto Vivendi, che resta primo socio di Tim e ha confermato di voler essere un investitore di lungo termine. I francesi vigileranno che ci siano garanzie affinché Amos Genish porti a compimento il suo piano industriale e prenderanno tutte le misure necessarie per preservare il valore della società ed evitare il suo smantellamento. Vivendi ha lanciato comunque una stoccata alla Cassa Depositi e Prestiti: “non è una vittoria dettata dal mercato: la Cdp, controllata pubblica, ha fatto la differenza, votando per un hedge fund invece che per un azionista industriale di lungo termine”.

Più concilianti oggi i toni di Elliott che, confermando il suo “pieno” sostegno a Genish, in un comunicato ha parlato di dialogo “costruttivo” e della volontà di valutare ogni alternativa sui temi del ritorno al dividendo, dello scorporo della rete e della conversione delle risparmio. “Il nuovo cda indipendente di Tim – ha affermato – può considerare queste e altre misure senza l’influenza sproporzionata di un singolo azionista”. Lunedì a Roma la prima riunione del nuovo cda che attribuirà le deleghe al nuovo Ad Genish e nominerà Fulvio Conti presidente. L’ex Ad di Enel, presente oggi a Rozzano, a caldo si è detto soddisfatto della vittoria di Elliott: “ora è una vera public company”, ha commentato al termine dei lavori. Insieme a Conti entreranno nel cda di Tim, tratti dalla lista Elliott, altri 9 consiglieri: Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini, Rocco Sabelli. Per Vivendi i rimanenti 5 posti in consiglio con Genish, Arnaud de Puyfontaine e, come indipendenti, Marella Moretti, Michele Valensise e Giuseppina Capaldo.[irp]

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redazione