Emanuele Filiberto “si impegna” affinché l’Italia riparta economicamente, riconquistando il posto che merita in Europa e nel mondo e “che non è certo quello che ha oggi”. In estrema sintesi, è questo lo spirito che anima il nuovo progetto “Più Italia” messo in campo dal principe di Savoia e che giovedì 11 giugno vedrà la luce. Per ora “un think tank” per dirla con Emanuele Filiberto, affiancato in questa avventura anche dalla figlia Vittoria e da Frédéric Mitterrand, già ministro francese della Cultura e nipote dell’ex presidente François Mitterrand. Primo obiettivo, produrre un dossier da presentare alla politica a ottobre.
Emanuele Filiberto, come ha vissuto questo periodo di lockdown?
“L’ho vissuto molto bene perché l’ho vissuto in famiglia, in Svizzera, dato che lì vivono i miei genitori. E’ stato anche un momento di grande riflessione, di vivere tanto tempo con i miei cari e forse è la prima volta, in vita mia, che per due mesi e mezzo sono rimasto a casa a seguire le bambine”.
Due mesi e mezzo di lockdown e ora riparte con “Più Italia”?
“A dire il vero l’idea c’era anche prima del Covid-19, ovvero fare qualcosa di concreto per l’Italia. Vedo che si dice tanto e tra l’altro si parla del presente senza una visione del futuro del Paese, indispensabile per far ripartire l’Italia. Certo, la fase di confinamento, assieme al drammatico momento in cui sta vivendo il Paese, mi ha dato una spinta in più per lanciare il progetto dove voglio mettere insieme persone di altissimo livello che l’Italia ha per tracciare un percorso utile al mio Paese”.
Un percorso che poi imboccherà la strada della politica?
“No. Oggi come oggi non sto pensando alla politica, sto pensando a un progetto che ovviamente sottoporrò alla politica la quale deciderà cosa fare. Di certo, io farò di tutto affinché questo progetto si realizzi per il bene del mio Paese. In questi tempi molto difficili serve l’unità nazionale. Tutti, in sostanza, dobbiamo fare qualcosa per il nostro Paese. Questa è la mia politica, non quella partitica. Quest’ultima lasciamola fare a chi fa slogan e selfie”.
Parla di unità nazionale. Ma come ben sa, diversi appelli sono stati fatti dal Colle ma la politica finora ha sempre risposto picche.
“Questo è triste, perché significa semplicemente che queste persone si mettono loro al di sopra dell’interesse nazionale. Vogliono i loro piccoli voti, vogliono far gare a chi è più forte. E ciò è triste. Senza l’unità nazionale non si va da nessuna parte”.
Da dove si dovrebbe partire?
“E’ indispensabile pensare al futuro e quindi avere una visione del Paese a lungo termine. Non pensare all’Italia di oggi che è quella che è. Ed è proprio quello che manca alla politica, la visione a lungo termine con progetti che diano speranza ai cittadini e soprattutto ai giovani”.
Lei è tra coloro che sono convinti di una sudditanza dell’Italia nei confronti dell’Europa?
“Ce l’abbiamo cercata noi. L’Italia ha perso tutte le lettere di credito dagli ultimi governi a oggi. Signori, l’Italia è membro fondatore dell’Europa e in questi ultimi anni sembra essere l’ultima ruota del carro. Ce l’abbiamo cercata noi, non possiamo dare la colpa agli altri. Non dimentichiamo che la nostra Lombardia produce ed è importante per l’Italia e per l’Europa, a livelli della Germania”.