Ministro dell’Economia per due anni, fino allo scorso agosto, Emmanuel Macron sogna oggi ben altra poltrona: la presidenza della Repubblica. Il leader del movimento “Né destra né sinistra” ha infatti ufficializzato la sua candidatura all’Eliseo nel 2017. Ex alto funzionario formatosi all’Ena, la scuola delle elite, ex banchiere d’affari, Macron deve la sua carriera governativa al presidente socialista François Hollande che ne aveva fatto il pezzo forte dell’esecutivo. Dietro la faccia da bravo ragazzo e l’aspetto del genero ideale, Emmanuel Macron nasconde una personalità atipica. Politicamente, non s’incastra in nessuna casella, anche se dice di avere come modello l’ex Primo ministro socialista (1988-1991) Michel Rocard, l’uomo della “seconda sinistra”, ispirato dal modello scandinavo e scomparso di recente.
Nel suo passaggio a Bercy, Macron non ha esitato a mettere in discussione i fondamenti di una sinistra francese ancora largamente influenzata da una visione marxista dell’economia e diffidente verso l’industria. Ancor prima del suo arrivo al governo, aveva difeso la possibilità, per le imprese, di derogare alle 35 ore settimanali adottate da un precedente governo socialista nel 1998. “Sono di sinistra, ma voglio fondare una offerta politica progressista perché la vera differenza oggi è fra i progressisti e i conservatori, più che fra la sinistra e la destra”, ha affermato in più occasioni. Macron ha dato il suo nome a una legge promulgata nell’agosto 2015 destinata a liberalizzare alcuni settori, ma il Primo ministro Manuel Valls non gli ha lasciato le mani libere per guidarne una seconda più ambiziosa, sullo stesso tono. Macron non i è mai neanche astenuto dal criticare, più o meno discretamente, alcune scelte della coppia alla guida dell’esecutivo transalpino. Come è incorso in più occasioni negli strali del popolo come quando si è permesso di dare degli “analfabeti” a degli operai licenziati da una azienda fallita.
Nonostante le reazioni virulente che ha suscitato, Macron, che gode di una indubbia popolarità, riesce a restare al governo. Ma il lancio ad aprile del suo movimento politico “En Marche” complica le cose, creando scompiglio nella compagine governativa. Hollande in persona lo richiama espressamente all’ordine, facendogli presente che se vuole rimanere deve attenersi alle regole dell’esecutivo. La moglie, ex sua professoressa di francese, vent’anni più grande di lui, ha confidato a Paris Match “l’ascendente” di questo brillante studente di un liceo privato di Amiens. “A 17 anni, Emmanuel mi ha dichiarato: ‘Qualunque cosa accada, io la sposerò'”, ha raccontato. La politica è arrivata tardi nel percorso di Macron. Appassionato di filosofia e di letteratura, inizialmente sogna di fare lo scrittore – conserva ancora nel cassetto un romanzo d’amore – ma ammette oggi che scrivere è “più duro” di fare politica. Dopo l’uscita dall’Ena nel 2004, ha lavorato con l’economista Jacques Attali, che oggi vede in lui “la stoffa di un presidente della Repubblica”.