Macron verso l’Eliseo: “Abbiamo cambiato volto della politica”

Macron verso l’Eliseo: “Abbiamo cambiato volto della politica”
23 aprile 2017

Con al suo fianco la moglie, un raggiante Emmanuel Macron ha preso la parola tra una folla di sostenitori che gridavano: “Macron president!”. Il popolo francese ha deciso di “portarmi in testa al primo turno di questo scrutinio”. Macron ha rivolto un saluto ai suoi avversari al primo turno, che non sono passati al ballottaggio, e ha ringraziato Benoit Hamon e Francois Fillon per avergli assicurato il voto al secondo turno. “In un anno abbiamo cambiato il volto della politica francese”, ha detto Macron per poi promettere, con parole già da capo di stato, di “voler rappresentare tutti i francesi”. Macron ha ringraziato poi la sua “famiglia e Brigitte, sempre presente e sempre al mio fianco, senza la quale non sarei qua”, ha detto il leader di En Marche! rivolgendo lo sguardo alla sua compagna. Poi ha continuato: “Spero tra due settimane di diventare il vostro presidente, di tutti i francesi, di fronte alla minacccia dei nazionalismi, un presidente che costruisce (…) un presidente che aiuta coloro che sono più deboli e piu fragili attraverso la salute, il lavoro, la solidarietà”. Macron ha poi proseguito: “Voglio riunire il più possibile attorno alla mia candidatura che sarà importante per presiedere e per governare”. “La sfida non è andare a votare contro qualcuno, ma rompere con un sistema che si è dimostrato incapace di risolvere i problemi del nostro paese da 30 anni. La sfida è che dobbiamo aprire una nuova pagina della nostra vita politica, per la Francia e per l’Europa. “Voglio fin d’ora costruire una maggioranza di governo e di trasformazione, con nuovi volti e nuovi talenti. Non chiederò a coloro che si uniscono a me da dove vengono ma se sono d’accordo a rinnovare la nostra vita politica e a rilanciare la costruzione europea”. “Il compito sarà immenso, io sono pronto al vostro fianco”, ha concluso Macron.

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Trentanove anni, mai eletto, “né di destra né di sinistra”: Emmanuel Macron è diventato nel giro di pochi mesi uno dei favoriti delle presidenziali francesi, scommettendo sul cambiamento in uno scenario politico che stenta a rinnovarsi, e dopo questo primo turno marcia a grandi passi verso l’Eliseo, grazie al sostegno che già gli è stato accordato tanto da Francois Fillon che da Benoit Hamon. Accolto inizialmente con una certa reticenza, l’ex ministro dell’Economia del presidente socialista François Hollande (agosto 2014-2016) ha contraddetto chi vedeva in lui solo una “bolla” mediatica. Approfittando dei guai giudiziari del candidato della destra François Fillon – coinvolto in uno scandalo di presunti impieghi fittizi – e forte del sostegno di storici esponenti della politica d’oltralpe, come il centrista François Bayrou, il neofita Macron ha via via scalato i sondaggi. Al punto da rendere oggi più che plausibile l’ipotesi di un duello con la candidata di estrema destra Marine Le Pen al secondo turno del 7 maggio. Ex alto funzionario formatosi all’Ena, la scuola delle elite, poi banchiere d’affari, Macron è entrato in politica nel 2012 come consigliere del presidente Hollande. Da questa esperienza all’ombra del potere, seguita da due anni al ministero dell’Economia, Macron sostiene di aver tratto una lezione importante: il malfunzionamento “del sistema politico attuale”.

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Una intuizione che ha spinto il giovane ministro a fondare all’inizio del 2016 il suo movimento, battezzato En Marche! – o EM come le sue iniziali – che rivendica ormai circa 200.000 aderenti. Poi sono seguite le dimissioni dal governo e la candidatura alle presidenziali su un programma di ispirazione sociale-liberale. Il suo leit-motiv: riconciliare “libertà e protezione”, riformando i sussidi per la disoccupazione o proponendo delle misure di discriminazione positiva nei quartieri in difficoltà. Ha promesso di occuparsi delle classi medie, “dimenticate” da destra e sinistra. Il suo discorso “transpartisan”, liberale nel senso anglo-sassone del termine (sul piano economico ma anche sociale), piace ai giovani delle città e agli ambienti d’affari. Ma seduce meno le classi popolari o rurali, restie alla globalizzazione che difende. Lui stesso si definisce il candidato “della vera indignazione” e del rinnovamento contro le “solite facce” della classe politica “da 30 anni”. Europeista “convinto” ma con poca esperienza a livello internazionale, Macron ha cercato di rafforzare la sua immagine in tal senso con una trasferta in Libano a gennaio e con un incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel, a metà marzo a Berlino. Al contrario dei suoi avversari, non nasconde la sua vista privata e in campagna elettorale si fa spesso affiancare dalla moglie Brigitte, sua ex professoressa di francese di vent’anni più grande. Ciò nonostante, si è trovato a dover smentire pubblicamente le voci di una sua presunta omosessualità girate per mesi sui social network. Appassionato di filosofia e letteratura, Macron sognava di fare lo scrittore – conserva ancora nel cassetto un romanzo d’amore – ma oggi ammette che scrivere è “più duro” di fare politica. Dopo l’uscita dall’Ena nel 2004, ha collaborato con l’economista Jacques Attali, che già mesi fa non ha esitato a dire che aveva “la stoffa di un presidente della Repubblica”.

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