Il 29 aprile del 1906 nasceva ad Acqualagna, in provincia di Pesaro, Enrico Mattei, l’uomo che grazie alla sua lungimiranza avrebbe cambiato dopo la seconda guerra mondiale il futuro energetico dell’Italia. Nel 2016, anniversario dei 110 anni dalla sua nascita, l’opera del fondatore dell’Eni resta ancora attuale. Dopo la fine della Resistenza, Mattei, entrato a far parte del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, venne incaricato di liquidare le attività dell’Agip e di provvedere alla sostanziale privatizzazione degli asset energetici. Scelse invece di garantire al Paese un’impresa energetica nazionale. Raddoppiò la perforazione dei pozzi, sfruttò al meglio la ricerca mineraria nella Valle Padana, e scelse le alleanze necessarie che lo sostenevano per realizzare il suo progetto. E ci riuscì con l’istituzione nel 1953 dell’Eni che assorbì l’Agip e di cui divenne presidente.
Mattei riuscì ad affermare il ruolo strategico dell’energia nello sviluppo economico italiano, a ispirare fiducia nel possibile miracolo dell’indipendenza energetica. Portò l’Eni nel mercato internazionale, stipulando storici accordi con l’Egitto e l’Iran, fu innovativo con la fondazione della prima centrale termonucleare italiana a Latina. Il 27 ottobre del ’62 il suo aereo proveniente da Catania e diretto a Linate precipitò a Bascapè, in provincia di Pavia. Insieme a Mattei morì anche il pilota Irnerio Bertuzzi. La sua azione per lo sviluppo e la ripresa economica dell’Italia ha lasciato un’eredità che ancora oggi è sotto gli occhi di tutti. Sin da quegli anni si delineò infatti il modo di essere di Eni: il rispetto per le culture dei paesi in cui opera e la capacità di muoversi sulla scena internazionale, uno dei punti di forza della società.