di Maurizio Balistreri
Per il presidente del Consiglio, “oggi siamo qui a presentare il lavoro di squadra che questo Paese intende fare sulle rinnovabili partendo dalle aziende: abbiamo la prima azienda italiana come fatturato e lavoratori, che è l’Eni , e la seconda che è Enel , due grandi multinazionali che rispondono agli azionisti sui mercati, che hanno ingegneria e innovazione tali da essere leader a livello mondiale ma hanno l’opportunità di intervenire a livello territoriale nel nostro Paese”. Poi ha parlato di Terna, pronta a investire “quattro miliardi in quattro anni, uno l’anno”. “Un decreto del ministro Sviluppo – ha concluso Renzi – che vale 9 miliardi. Insomma, un pacchetto di interventi che dimostra che c’è una strategia verde di questo paese”.
Intanto, la Giunta Crocetta ha approvato la delibera con cui si definisce il perimetro dell’area di crisi complessa legata alla chiusura della raffineria dell’Eni e ai suoi effetti economici, occupazionali e sociali sul territorio. Come concordato con il governo centrale, l’area interessata comprende i sette comuni appartenenti ai sistemi locali del lavoro di Gela e del suo hinterland fino a Vittoria, Caltagirone, Caltanissetta e Piazza Armerina. “In questo modo – ha commentato il sindaco di Gela, Domenico Messinese – l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, Invitalia, potrà avviare i benefici economici e le agevolazioni fiscali per una realtà urbana messa in ginocchio dalla crisi economica e viene scongiurata la perdita di questi vantaggi che arrivano come ossigeno”. L’amministrazione comunale dà atto al governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, di avere mantenuto l’impegno assunto con istituzioni e parti sociali, e chiede di procedere alla riqualificazione del sistema portuale (iniziando con il ripristino funzionale del porto rifugio) e il reimpiego delle risorse idriche non più in uso alla raffineria, quali la diga Ragoleto e le acque reflue depurate da utilizzare in agricoltura nei sistemi di irrigazione. I soldi li mette l’Eni attraverso l’utilizzo dei fondi di compensazione che ammontano a 32 milioni di euro e che si affiancano ai 2,2 miliardi di investimento dell’azienda.