Erdogan senza freni ora accusa l’Europa di lanciare la “crociata anti-islam”

Erdogan senza freni ora accusa l’Europa di lanciare la “crociata anti-islam”
16 marzo 2017

Irrefrenabile, determinato a tenere alto il livello di scontro, Recep Tayyip Erdogan è tornato oggi a sparare a zero contro l’Europa e, a parte, contro l’Olanda, dove la crisi diplomatica con Ankara sembra aver aiutato il premier Mark Rutte a contenere i danni ed arginare l’ondata populista cavalcata dal leader anti-islamico Geert Wilders. La furia del presidente turco si è abbattuta sulla giustizia europea, accusata di lanciare “una crociata” contro l’islam. Il riferimento è alla Corte di giustizia Ue che giorni fa ha deliberato su due casi di donne musulmane licenziate in Belgio e in Francia per essersi rifiutate di rinunciare al velo islamico al lavoro. Per il tribunale basato a Lussemburgo non si tratta di discriminazione, anche se i casi vanno valutati singolarmente. Ed ecco il commento infuocato di Erdogan. “La Corte Ue, la Corte europea di Giustizia, stimati fratelli, ha iniziato una crociata contro la Mezzaluna” ha detto in un discorso televisivo, chiedendosi “dove è la libertà religiosa?”.

Il presidente turco ha attaccato direttamente anche Rutte, che “ha vinto le elezioni, ma ha perso l’amicizia della Turchia”. Parole durissime, all’indomani del voto in Olanda, arrivato dopo giorni di una pesante crisi diplomatica tra i due Paesi. Sabato scorso, le autorità olandesi hanno vietato la visita del ministro degli Esteri Nevlut Cavusoglu che voleva recarsi a un comizio in vista del referendum costituzionale del 16 aprile in Turchia. Nei Paesi Bassi vive circa mezzo milione di turchi su una popolazione complessiva di 17 milioni di abitanti ed Erdogan non vuole rinunciare a potenziali elettori a favore della riforma presidenzialista che sarà sottoposta al voto popolare. Ironia della sorte, con le elezioni di ieri in parlamento in Olanda arrivano i primi deputati del partito “degli immigrati” Denk, formazione anti-razzista composta da cittadini di origine straniera, dominato da esponenti di origine turca. Sul versante europeo, intanto, le minacce di Erdogan suscitano timori e al contempo reazioni ferme.

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Oggi François Hollande e Angela Merkel hanno detto di ritenere “inaccettabili” le accuse di “nazismo” lanciate dal leader turco a Germania e Olanda, come pure le dichiarazioni aggressive nei confronti di altri Stati membri della Ue. I due, però, hanno detto che i meeting elettorali organizzati da esponenti turchi restano possibili, sempre che vengano annunciati per tempo e si svolgano nel rispetto della legge tedesca e francese. Da parte sua, intanto, la Commissione Ue è tornata a sottolineare oggi che la Turchia deve rispettare l’accordo sui migranti che Ankara ha minacciato di affossare. “Restiamo impegnati all’attuazione della dichiarazione Ue-Turchia … È un impegno di fiducia e ci attendiamo che entrambe le parti attuino i loro impegni”, ha detto il portavoce dell’esecutivo europeo Margaritis Schinas. Il patto sui migranti, che ha permesso a Merkel di chiudere ‘la rotta balcanica’ diventata per lei politicamente ingestibile è la più potente arma di Erdogan. Resta da vedere se, e quando, il Sultano intenderà sfoderarla e mandare all’aria un accordo da tre miliardi di euro, in virtù del quale l’Ue promette di liberalizzare il regime dei visti e rilanciare il cammino europeo della Turchia, oggi più dissestato che mai.

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