Errani mette mani avanti: “Ricostruzione lunga e nessun miracolo”. Arriva la nuova mappa sismica

TERREMOTO CENTRO ITALIA Primo impegno del neo commissario far uscire la popolazione dalle tende. Si cerca ancora il profugo afgano

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terremoto mappa“La ricostruzione sarà lunga e nessuno promette miracoli”. Così il commissario del governo Vasco Errani, al termine della riunione in Comune ad Amatrice sugli interventi per la ricostruzione post-terremoto. “Aiutateci a conservare questo clima, questo modo di lavorare – ha detto Errani – questo clima reciproco di collaborazione”. Il commissario ha detto anche ci vorranno sette mesi per avere le casette prefabbricate in legno per quanti sono rimasti privi della loro abitazione. Errano ha preso un impegno, in tal senso, Errani ha ribadito che per la ricostruzione sarà seguita la strada delle “regole certe” e che avrà come priorità quella di “mantenere l’identità dei territori”. Intanto, il primo impegno è quello di far uscire la popolazione colpita dal sisma dalle tende. Per questo, è emerso oggi, si sta pensando ad una sistemazione presso strutture alberghiere o un contributo per le sistemazioni provvisorie. Ma la terra trema ancora: una nuova scossa pari di magnitudo 4.5 è stata avvertita nel maceratese ed ha investito anche le province di Ascoli Piceno e Ancona. Molte le chiamate ai Vigili del Fuoco. Il nuovo evento avrebbe come epicentro i monti Sibillini vicino al Comune di Castelsantangelo sul Nera. Intanto, i vigili del fuoco ininterrottamente al lavoro dalle prime ore del sisma nel Centro Italia stanno ancora cercando quello che potrebbe essere l’ultimo disperso del terremoto che ha colpito le province di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia il 24 agosto scorso.

Si tratterebbe di un rifugiato afgano presumibilmente ancora sotto le macerie di una casa vicino all’ospedale di Amatrice, crollata e scivolata lungo il dirupo sulla quale si affacciava. Erano trenta i rifugiati accolti ad Amatrice, il comune del Reatino devastato dal sisma. Quasi tutti sono riusciti a mettersi in salvo, ma di uno ancora non si hanno notizie. Sayed potrebbe ancora essere sotto le macerie della casa in cui viveva. Il fratello Zia, arrivato in Italia dall’Austria una settimana fa, da allora non ha fatto altro che guardare i lavori di soccorso sul luogo dove è precipitata la casa in cui abitava Sayed. Si lavora anche a nuova mappa della pericolosità sismica in Italia, molto più ricca di dati e informazioni rispetto a quella attuale, elaborata nel 2004. La consegna è prevista tra la fine del 2016 e l’inizio 2017 e sarà presentata all’esame della Commissione Grandi Rischi, ossia la struttura di collegamento tra la comunità scientifica e la Protezione civile. “La Commissione Grandi Rischi valuterà la mappa, per verificarne la qualità alla luce degli standard internazionali”, il sismologo Carlo Meletti, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Proprio l’Ingv è a capo del grande gruppo di ricerca che ha elaborato la nuova mappa e del quale fanno parte 150 ricercatori. Oltre che dall’Ingv provengono da università, Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs) e Ufficio Geologico della Regione Emilia Romagna.

“Abbiamo coinvolto una comunità scientifica molto ampia e questo è un elemento di grande valore, anche se ha dilatato un po’ di tempi di elaborazione”. Si è deciso di aggiornare la mappa del 2004, ha proseguito l’esperto, “perchè rispetto ad allora abbiamo molti dati in più, migliori e più affidabili, sappiamo molte cose in più dal punto di vista scientifico”. Per questo, ha rilevato, “la mappa attuale non verrà stravolta, ma ci aspettiamo un disegno più dettagliato e una risoluzione migliore rispetto a quella attuale: potranno esserci piccole differenze, ma le zone sismiche non cambiano”. Per avere un’idea della grande quantità di dati su cui si basa la nuova mappa, basti pensare che il Catalogo dei terremoti storici si è arricchito di ben 2.000 terremoti, le cui segnalazioni sono state cercate tra archivi storici e biblioteche, andando a caccia di cronache e testimonianze su documenti e gazzette. “La ricerca storica – ha detto Meletti – ci ha consegnato un bagaglio di informazioni migliore e più approfondito anche sui terremoti più piccoli e frequenti”. Ad arricchire il quadro ci sono le numerose ricerche e osservazioni condotte sulle faglie raccolte in 12 anni di ricerche teoriche e osservazioni sul campo. Il risultato complessivo è la foto più dettagliata dell’Italia sismica mai ottenuta.