Politica

Sale la tensione in Medio Oriente, le tre questioni da affrontare per la stabilità

In un clima di crescente preoccupazione internazionale, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha lanciato un accorato appello per evitare che il conflitto in Medio Oriente si trasformi in una guerra su vasta scala. Durante un’audizione alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, Tajani ha sottolineato l’importanza della responsabilità da parte di tutti gli attori regionali, evidenziando gli sforzi del governo italiano, anche nella sua posizione di Presidenza del G7, per promuovere una soluzione diplomatica.

“La situazione resta estremamente critica, nonostante una parziale riduzione delle attività militari nella Striscia di Gaza,” ha dichiarato Tajani, riferendosi all’intensificazione delle operazioni lungo la linea Blu, che separa Israele dal Libano. Il ministro ha ribadito l’urgenza di un cessate il fuoco immediato a Gaza, finalizzato sia al rilascio degli ostaggi sia all’alleviamento della crisi umanitaria che affligge la popolazione civile. Tuttavia, permangono tre questioni chiave ancora irrisolte: il rilascio degli ostaggi, la gestione del valico di Rafah, che collega Gaza con l’Egitto, e la presenza delle forze armate israeliane nel cosiddetto Corridoio Filadelfia, una striscia di territorio strategica lungo il confine tra Egitto e Gaza.

Il ruolo dell’Italia e del G7

In qualità di Presidente del G7, l’Italia sta svolgendo un ruolo attivo nei negoziati, collaborando con partner internazionali come gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar. Tajani ha dichiarato che “è indispensabile mantenere vivi tutti i canali di comunicazione, compresi quelli con l’Iran e i Paesi arabi moderati”, sottolineando l’importanza di lavorare con tutte le parti per evitare un’escalation.

Durante l’audizione, Tajani ha anche ricordato il suo recente incontro a New York con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, nel quale ha espresso la necessità di esercitare pressione su gruppi come Hezbollah, gli Houthi e Hamas. Pur non nascondendo le preoccupazioni italiane riguardo all’influenza destabilizzante dell’Iran nella regione, il ministro ha ribadito la necessità di mantenere aperto un canale di dialogo con Teheran, soprattutto in un momento così delicato.

Tensioni crescenti tra Israele e Hezbollah

Nel frattempo, la situazione al confine tra Israele e Libano continua a peggiorare. Le forze armate israeliane hanno dispiegato una nuova divisione nel sud del Libano, in preparazione a operazioni contro le milizie sciite di Hezbollah. Sebbene queste operazioni siano state definite da Israele come “incursioni limitate e selettive”, il loro obiettivo è quello di distruggere le infrastrutture militari delle milizie nella zona di confine.

L’attacco missilistico iraniano contro basi aeree israeliane ha ulteriormente alimentato le tensioni. Nonostante l’Iran abbia colpito alcune strutture militari israeliane, l’Idf ha riferito che i danni sono stati limitati e che le operazioni militari israeliane sono proseguite senza interruzioni. Tra queste, gli attacchi contro Hezbollah a Beirut e le operazioni di supporto alle truppe di terra nel sud del Libano e nella Striscia di Gaza.

Le speranze di una stabilizzazione

Dall’altra parte, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha auspicato un ritorno alla calma, nonostante la massima allerta delle forze armate iraniane. “A differenza di Israele, non abbiamo compromesso il settore civile,” ha dichiarato Araghchi, riferendosi all’attacco della notte precedente, esprimendo speranza che la situazione possa stabilizzarsi nei prossimi giorni.

In un contesto così complesso, il rischio di un conflitto su larga scala tra Israele e Iran resta elevato, e l’Italia, insieme ai suoi partner internazionali, continua a lavorare per mantenere vivi i negoziati e promuovere una soluzione diplomatica che possa scongiurare una catastrofe regionale.

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