Politica

Escluso dalle Presidenziali Usa? Il destino di Trump nella mani della Corte suprema

La Corte Suprema statunitense è chiamata a decidere sull’esclusione dell’ex presidente Donald Trump dalle primarie in Colorado, ma la sentenza avrà comunque implicazioni più ampie: in fin dei conti il verdetto dei nove togati deciderà il destino di Trump nelle primarie e quindi nella corsa alla Casa Bianca. La storica decisione deve arrivare in tempo per il Super Tuesday del 5 marzo, quando va al voto il Centennial state. La sentenza farà da precedente anche per le cause analoghe intentate in vari Stati Usa e potrebbe quindi diventare decisiva nella corsa per la Casa Bianca.

Il tycoon può contare su una maggioranza di sei giudici conservatori su nove (di cui tre nominati da lui). Uno di loro, Clarence Thomas, si è rifiutato di ricusarsi nonostante le richieste anche da parte democratica per il ruolo di sua moglie Ginni, attivista pro Trump coinvolta nel tentativo di stravolgere l’esito del voto del 2020. I giudici ascolteranno l’appello presentato dai legali di Trump, guidati dall’ex procuratore generale del Texas Jonathan Mitchell, che contesteranno la decisione della Corte Suprema del Colorado di escludere il loro assistito dalle primarie dello Stato ai sensi del 14° emendamento. Il 14° emendamento vieta agli ex “funzionari degli Stati Uniti” che hanno giurato di “sostenere” la Costituzione e “si sono impegnati in un’insurrezione o ribellione” contro gli Stati Uniti di ricoprire “qualsiasi incarico”. Trump è stato considerato un insurrezionalista dai giudici del Colorado.

La Corte Suprema del Colorado ha stabilito lo scorso dicembre che Trump, è stato coinvolto in una insurrezione quando il 6 gennaio del 2021 ha incitato la folla dei suoi sostenitori a prendere d’assalto il Campidoglio. Secondo la Corte Suprema statale non è idoneo a diventare presidente e quindi non può partecipare alle primarie repubblicane dello Stato. Durante l’udienza saranno ascoltati anche gli avvocati dei sei elettori del Colorado che hanno intentato la causa e il segretario di Stato del Colorado. Gli avvocati di Trump intendono utilizzare la semantica nella loro azione di difesa, sostenendo che il presidente non può considerarsi “un funzionario” in quanto non nominato e che Trump si è impegnato a “preservare, proteggere e difendere” la Costituzione e non a sostenerla, come è scritto nell’emendamento, che secondo loro è applicabile solo a chi presta servizio come funzionario e non al presidente. Inoltre diranno che gli insurrezionalisti non possono ricoprire cariche, secondo l’emendamento, e non che non possono candidarsi.

Lo Stato e gli elettori invece riporteranno le dichiarazioni dell’ex presidente, assieme ai suoi tweet come prova di aver guidato un’insurrezione. Le leggi elettorali negli Stati Uniti sono appannaggio degli Stati e questo spiega anche i diversi sistemi di voto sia nelle primarie che nelle elezioni vere e proprie. Gli Stati spesso escludono i candidati dalla votazione quando non sono idonei per la carica per cui stanno correndo, perché sono troppo giovani, ad esempio, o perché non sono nati negli Stati Uniti. La decisione della Corte del Colorado, secondo alcuni costituzionalisti, amplia i margini di azione e di definizione del concetto di “insurrezione” e conferirebbe a un ente giuridico locale il potere di determinare le elezioni presidenziali.

La Corte potrebbe decidere di rimandare la decisione sul processo elettorale a ciascuno Stato e questo potrebbe creare un ulteriore caos, perché sono 11 gli Stati che vorrebbero escludere Trump dalle primarie, con la conseguenza che un candidato presidente potrebbe presentarsi in alcuni Stati e non in altri. Diversi esperti sottolineano che questo significherebbe, allo stesso tempo, attribuire un potere eccessivo alle Corti statali che si arrogherebbero il diritto di interferire nelle elezioni. I giudici supremi nel loro pronunciamento non potranno neppure scagionare Trump dalle responsabilità per il 6 gennaio, o decidere che il 14° emendamento ammetta un presidente insurrezionalista, ma dovranno con equilibrio consentire all’ex presidente di partecipare senza entrare loro stessi dentro il processo elettorale.

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