Le esplosioni che hanno devastato il Libano nei giorni scorsi hanno causato la morte di almeno 37 persone e quasi 3.000 feriti. Gli attacchi, attribuiti a Israele, hanno coinvolto dispositivi di comunicazione come walkie-talkie e cercapersone utilizzati da membri di Hezbollah. Solo nella giornata di ieri, 25 persone hanno perso la vita e 608 sono rimaste ferite a causa delle esplosioni di walkie-talkie. Il giorno precedente, altre 12 persone sono rimaste uccise in attacchi simili con cercapersone, che hanno ferito oltre 2.000 persone, 500 delle quali hanno subito danni oculari gravi, con 300 che hanno perso la vista.
L’emittente libanese MTV e altre fonti riportano un clima di escalation sempre più grave, definita “una dichiarazione di guerra” dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Il movimento sciita ha accusato Israele di aver oltrepassato “tutte le linee rosse” con questi attacchi, riconoscendo di aver subito “un colpo senza precedenti” sul piano umanitario e della sicurezza. Nasrallah ha promesso che la resistenza in Libano continuerà a sostenere Gaza e la Palestina, nonostante le gravi perdite subite.
Il ministro dell’Economia libanese, Amin Salam, ha sottolineato che la situazione rappresenta un’escalation molto seria, con ripercussioni che hanno unito in modo inedito i partiti politici libanesi nel condannare ciò che è stato percepito come un atto di terrorismo. Ha inoltre osservato come questa situazione stia spingendo anche alcuni oppositori di Hezbollah a schierarsi a favore del movimento sciita, in risposta agli attacchi israeliani. Le autorità libanesi hanno immediatamente vietato il trasporto di walkie-talkie e cercapersone sui voli in partenza dall’aeroporto di Beirut, una misura temporanea per limitare ulteriori rischi dopo l’esplosione di migliaia di dispositivi.
La crisi libanese è stata oggetto di discussione internazionale anche durante la riunione del Quint a Parigi, dove il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha ribadito la necessità di evitare un’ulteriore escalation nel paese. Ha dichiarato che l’obiettivo finale rimane il cessate il fuoco a Gaza, ma è essenziale agire con piccole soluzioni per stabilizzare l’intera regione. Intanto, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiesto moderazione, evidenziando che qualsiasi ulteriore azione militare in Libano potrebbe complicare gli sforzi diplomatici in corso per raggiungere una tregua tra Israele e Hamas. L’escalation attuale potrebbe avere conseguenze di vasta portata, non solo per il Libano ma per l’intera regione mediorientale, già segnata da anni di conflitti e instabilità.