di Enzo Marino
Il Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo, con 422 voti favorevoli, 159 contrari e 68 astensioni, una risoluzione non legislativa in cui insiste nella sua richiesta alla Commissione Ue di proporre norme comunitarie per l’etichettatura d’origine obbligatoria degli alimenti a base di carni trasformate, e sollecita anche, per la prima volta, lo stesso obbligo anche per tutti i tipi di latte e di prodotti lattiero-caseari. Gli eurodeputati chiedono inoltre alla Commissione e agli Stati membri di valutare la possibilità` di estendere l’indicazione obbligatoria del Paese di origine ad altri prodotti alimentari mono-ingrediente o con un ingrediente prevalente. In una sua precedente risoluzione del febbraio 2015, il Parlamento europeo aveva già esortato la Commissione a presentare proposte legislative per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine delle carni negli alimenti trasformati, ma l’Esecutivo comunitario non ha ancora presentato queste proposte, e si è espresso piuttosto a favore di un sistema di etichettatura d’origine volontario.
Uno spiraglio si è aperto con un’iniziativa della Francia (per l’etichettatura d’origine di carni trasformate e latte) e della Lituania (solo per il latte), a cui sono seguiti gli annunci di iniziative simili, non ancora notificate a Bruxelles, da parte dell’Italia e del Portogallo. Ma siamo ancora lontani da una vera e propria normativa comunitaria vincolante. La battaglia europea per l’obbligo di indicare in etichetta l`origine degli alimenti ha visto storicamente l’Italia all’avanguardia, e in particolare le associazioni di categoria come Coldiretti, che con una raccolta di un milione di firme per una legge di iniziativa popolare portò all`approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004 sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte fresco in Italia.
“Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma – sottolinea la Coldiretti – l`etichetta resta anonima per quasi la metà della spesa, dai formaggi ai salumi, dai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio”. A livello comunitario, ricorda Coldiretti, l’etichettatura obbligatoria dell’origine degli alimenti è stata imposta la prima volta per la carne bovina, a seguito della crisi del morbo della mucca pazza, nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c`è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’indicazione in etichetta del paese di origine del miele (o almeno la precisazione se la provenienza è Ue o extra Ue).
L`Italia dal 7 giugno 2005 applica anche l`obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e dal 17 ottobre 2005 l`obbligo di etichetta per il pollame Made in Italy (a seguito dell’influenza aviaria) mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l`obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. L’Italia è riuscita anche a far passare nell’Ue una norma che lascia agli Stati membri la decisione se imporre l’obbligo di etichettatura d’origine delle olive nell’olio extravergine (come avviene da tempo nella Penisola). Sono inoltre obbligatorie nell’Ue l’indicazione della zona di pesca d’origine del pesce (o degli allevamenti in acquacoltura di provenienza), e, dal primo aprile 2015, l’etichettatura d’origine di pollame (fuori dall’Italia) e carni fresche suine, ovine, caprine (l’obbligo vale anche per le carni surgelate e refrigerate). Ma la battaglia non è ancora finita.