Il Parlamento europeo insiste sulla “sua” riforma del Regolamento di Dublino sull’asilo, e la propone ai governi nel Consiglio Ue come posizione di compromesso da sottoporre al voto e all’approvazione a maggioranza qualificata, sapendo che i quattro paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Polonia) voteranno contro. E’ quanto ha spiegato in sostanza, ieri a Strasburgo, la relatrice dell’Europarlamento, la liberale svedese Cecilia Wickstroem, durante una conferenza stampa congiunta con le relatrici ombra di tutti i gruppi politici (con l’eccezione di quello di estrema destra di Le Pen e della Lega).
“Rimuovere il principio del Paese di primo arrivo e sostituirlo con un meccanismo più equo e solidale”
La posizione del Parlamento europeo prevede di mettere fine al principio attuale di Dublino, secondo cui lo Stato membro di primo approdo nell’Ue è responsabile da solo della gestione delle domande dei richiedenti asilo e della loro accoglienza come rifugiati se le domande sono accettate. Nel testo del Parlamento è previsto un sistema di “ricollocamenti” automatici di tutti i richiedenti asilo con la redistribuzione in quote di accoglienza nei diversi Stati membri. Le quote sono permanenti, non hanno cioè bisogno di circostanze particolari per essere attivate (come l’afflusso massiccio e improvviso di migranti che prevedeva la proposta iniziale della Commissione). Ma al Consiglio una buona parte dei Paesi di oppone alle quote automatiche, e c’è il rischio che la riforma fallisca nel suo obiettivo principale: rimuovere il principio del Paese di primo arrivo e sostituirlo con un meccanismo più equo e solidale. Noi siamo riusciti a mettere insieme a sostegno del nostro testo sei gruppi politici del Parlamento europeo, che rappresentano 180 partiti politici nazionali. Al Consiglio Ue, invece i 28 governi non sono riusciti a mettersi d’accordo in un anno e mezzo, perché cercano di arrivare a consenso unanime, ma non ce la faranno, il gruppo di Visegrad è contrario, e fino a che c’è Viktor Orban in Ungheria l’unaimità non sarà possibile. Allora, noi diciamo: usiamo la maggioranza qualificata, come prevede il Trattato Ue. Ma finora, quando l’ho detto ai ministri in Consiglio Ue non mi hanno mai risposto e hanno sempre guardato dall’altra parte, imbarazzati”, ha spiegato Wickstroem.
Appello dei socialisti a Macron: “Se non vuole che il suo europeismo sia solo di facciata, supporti la nostra riforma in Consiglio”
La relatrice per il gruppo dei Socialisti e Democratici, Elly Schlein (di Possibile) ha fatto appello al presidente francese Emmanuel Macron: “Se non vuole che il suo europeismo sia solo di facciata, supporti la nostra riforma in Consiglio, e altrettanto faccia la cancelliera tedesca Angela Merkel, che dopo l`accordo con la Turchia mi pare si sia disinteressata della questione. Se volete dimostrare a cosa serve l`Unione, sostenete la posizione del Parlamento in Consiglio, perché abbiamo proposto una riforma di svolta per un sistema d`asilo davvero europeo, che cancella il criterio ipocrita del primo paese d`accesso e lo sostituisce con un meccanismo permanente ed automatico di ricollocamento in cui ogni Stato deve fare la propria parte sull`accoglienza”. “La proposta di riforma di Dublino è sul tavolo dal maggio 2016. Ed è inaccettabile che, a leggere le bozze in circolazione al Consiglio, i governi non abbiano nemmeno considerato le proposte avanzate dal Parlamento. Sono ancora in tempo per farlo al Consiglio europeo di giugno, lo devono ai cittadini”, ha concluso Schlein.
A sostegno della posizione del Parlamento si è espresso anche il M5s
A sostegno della posizione del Parlamento si è espresso anche il M5s, che aveva votato contro in plenaria, l’anno scorso. La relatrice del M5s, Laura Ferrara, che ha partecipato alla conferenza stampa, ha spiegato: “Siamo molto preoccupati. La posizione che sta prevalendo in Consiglio sulla riforma del regolamento di Dublino volta le spalle all`Italia perché di fatto la condanna ad una situazione ancora più difficile rispetto a quella che vive attualmente”. “La posizione espressa dal Parlamento europeo era già per noi un compromesso al ribasso; ma ora la linea dei paesi di Visegrad e del nord Europa fa anche peggio perché relegherebbe all`Italia gran parte di oneri e responsabilità”. “Il Movimento 5 Stelle chiede la piena applicazione dell`articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell`Unione europea che prevede l`equa ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri” ha concluso Ferrara. askanews