Europee, ecco da dove arriva il 40% del Pd

28 maggio 2014

L’Istituto Cattaneo ha analizzato i risultati elettorali di undici città (Torino, Genova, Brescia, Padova, Venezia, Parma, Bologna, Firenze, Pescara, Catania, Palermo) sulla base della disponibilità dei dati a livello di sezione e cercando di ottenere una distribuzione geografica equilibrata. Il primo flusso di voti dominante è quello da Scelta civica al Partito democratico. Assistiamo a uno svuotamento dell’area della coalizione, che faceva capo a Mario Monti nel 2013, a quasi totale favore del Pd. Si tratta di flussi fortissimi nel Nord: a Torino, Brescia, Padova, Venezia oltre 5 punti percentuali di elettorato (che equivalgono a quasi il doppio in % su voti validi) si sono spostati da Monti a Renzi; quasi altrettanto forte è il flusso a Genova. Stessa tendenza a Parma, solo lievemente più modesta a Bologna e Firenze. Di intensità più moderata, ma comunque sempre rilevante nelle città del Sud studiate, Pescara, Catania e Palermo.

Il secondo flusso altrettanto chiaro ed evidente è quello che conduce voti dal Movimento 5 stelle all’astensione. Nel Nord è molto marcato a Torino, Genova e Venezia, più attenuato ma sempre ben evidente a Brescia, assente solo a Padova. Nelle regioni ‘rosse’ è marcatissimo a Parma (si noti: 10,7% di elettori si spostano da M5s verso il non-voto nella città di Pizzarotti), assai evidente a Bologna e Firenze. E’ presente anche nel Sud, meno a Pescara, fortissimo in Sicilia (Catania e Palermo). Il terzo flusso è quello che porta voti dal Pdl all’astensione. E’presente e assai marcato in tutte le città del Nord da noi studiate, senza eccezioni. E’ evidente anche nelle città delle regioni rosse, Bologna, Parma e Firenze. E’ poco visibile a Pescara, ma è fortissimo a Catania e Palermo.

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Con questo abbiamo detto quasi tutto sui flussi di voto fra le politiche del febbraio 2013 e le europee del maggio 2014. Possiamo menzionare fra gli scambi minori il flusso da Scelta civica verso Ncd-FI, presente in tutte le città esaminate, ma di rilevanza di gran lunga inferiore rispetto al flusso da Scelta civica a Pd. Ci sono stati flussi di voto importanti da Pdl a Pd (s’è parlato a lungo dell’appeal dello stile ‘berlusconiano’ di Renzi verso elettori ‘forzisti’) e dal M5s verso il Pd? Questi flussi nei dati dell’Isituto Cattaneo quasi non esistono. Un flusso da Pdl a Pd esiste solo a Genova, Parma e Firenze, ma è assai modesto. L’altro flusso, dal M5s al Pd, esiste in alcune città ma nella forma di interscambio: una quota di elettori si è spostata da M5s a Pd, ma una quota di simile (anche se minore) consistenza ha fatto il percorso inverso (Torino, Genova, Brescia, Venezia, Parma, Bologna, Firenze). Solo a Padova, Catania e Pescara esiste in maniera unidirezionale da M5s a Pd (mentre a Bologna esiste, in controtendenza, un flusso da Pd a M5s).

Il successo di Renzi si è costruito sulla tenuta dell’elettorato Pd nei confronti dell’astensione, sulla conquista del bacino di Scelta civica, sul cedimento di elettori M5s e Pdl verso l’astensione. Renzi all’interno del partito ha saputo convincere senza remore il proprio elettorato; all’esterno ha convinto i centristi molto di più di quanto non abbia saputo fare Alfano. Va aggiunto che in una elezione politica, nella quale l’astensione giocasse un ruolo meno importante rispetto a quello naturalmente avuto in una elezione ‘di secondo ordine’, è possibile che non pochi elettori ora astensionisti possano rientrare nei ranghi di partenza, sia di Forza Italia che del Movimento 5 stelle. (Dire)

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