In barba al patto di stabilità, il costo della nuova sede della Banca centrale europea ha raggiunto l’astronomica cifra di 1.300 milioni di euro. Alla faccia del patto di stabilità. Lo ha riferito lo stesso presidente, Mario Draghi, con una lettera di risposta ad una interpellanza dell’eurodeputato Miguel Viegas, del Partito comunista portoghese. Un valore che risulta di oltre il 50 per cento superiore agli 850 milioni complessivi che venivano indicati nel 2015, posto che si trattava di una cifra “a prezzi costanti 2005”, ovvero che oggi andrebbe rivista al rialzo per tenere conto dell’inflazione specifica sui costi di realizzazione. La nuova sede della Bce è stata al centro di violente contestatazioni da parte di manifestanti, in occasione dell’inaugurazione ufficiale lo scorso marzo. Dieci anni fa, nel suo rapporto annuale 2005 – che Draghi cita nella lettera – la Bce aveva riportato che i costi di costruzione venivano stimati in 500 milioni di euro, a cui bisognava aggiungere altri 350 milioni per diverse voci. Voci che andavano dalla progettazione all’acquisto del complesso dove è sorta la nuova sede dell’istuituzione, gli ex mercati generali di Francoforte (Grossmarkthalle). A questo investimento da 850 milioni, a prezzi 2005, si sono aggiunti circa 220 milioni legati all’aumento dei prezzi dei materiali di costruzioni utilizzati e delle attività di costruzione dal 2005 al completamento. La Bce aveva fornito una stima di 200 milioni alla presentazione del complesso nel settembre 2012, attualizzata ad oggi però si sale a 220 milioni.
Draghi ha spiegato che altri 100-150 milioni si sono aggiunti a causa di “problemi imprevisti”. Il primo tra i due imprevisti più rilevanti è il sistema di asta per la scelta del “contractor”, che non ha dato i risultati sperati e che si è dovuto cambiare. Il secondo maxi imprevisto è stato nell’inadeguatezza delle fondamenta della struttura originaria a sostenere il nuovo complesso, che non era emersa nei rilievi iniziali ma solo successivamente, e che ha richiesto i necessari consolidamenti. Infine, la Bce ha dovuto aumentare di circa 600 unità le postazioni di lavoro previste (da 2.300 a 2.900) a causa dell’aumento dell’organico legato ai nuovi compiti di vigilanza sulle banche europee. Alla fine della lettera Draghi fornisce pure un riassunto all’eurodeputato: si parte da 850 milioni; si aggiungono 220 milioni e si arriva a 1,07 miliardi; a questo vanno aggiunti i costi dei vari imprevisti e si tocca la stima attuale di 1,3 miliardi. Resta il fatto che l’istituzione si trova nella scomoda posizione di essere tra quelle più attive nel predicare la prudenza di bilancio e il contenimento delle spese, ai Paesi di una area euro che molto faticosamente è solo ora uscita dalla recessione. E intanto per parte sua trasloca in una nuova sede costata 1 miliardo e 300 milioni (sempre che la cifra finale non salga ulteriormente). Un trasferimento forse necessario a livello logistico, ma che certo non rende più agevole mettersi al riparo da attacchi e critiche dei vari movimenti euroscettici nell’Ue, che spesso imputano all’euro e alla stessa Bce – l’istituzione che maggiormente simbolizza la valuta condivisa – le difficoltà economiche attuali.