Draghi ha spiegato che altri 100-150 milioni si sono aggiunti a causa di “problemi imprevisti”. Il primo tra i due imprevisti più rilevanti è il sistema di asta per la scelta del “contractor”, che non ha dato i risultati sperati e che si è dovuto cambiare. Il secondo maxi imprevisto è stato nell’inadeguatezza delle fondamenta della struttura originaria a sostenere il nuovo complesso, che non era emersa nei rilievi iniziali ma solo successivamente, e che ha richiesto i necessari consolidamenti. Infine, la Bce ha dovuto aumentare di circa 600 unità le postazioni di lavoro previste (da 2.300 a 2.900) a causa dell’aumento dell’organico legato ai nuovi compiti di vigilanza sulle banche europee. Alla fine della lettera Draghi fornisce pure un riassunto all’eurodeputato: si parte da 850 milioni; si aggiungono 220 milioni e si arriva a 1,07 miliardi; a questo vanno aggiunti i costi dei vari imprevisti e si tocca la stima attuale di 1,3 miliardi. Resta il fatto che l’istituzione si trova nella scomoda posizione di essere tra quelle più attive nel predicare la prudenza di bilancio e il contenimento delle spese, ai Paesi di una area euro che molto faticosamente è solo ora uscita dalla recessione. E intanto per parte sua trasloca in una nuova sede costata 1 miliardo e 300 milioni (sempre che la cifra finale non salga ulteriormente). Un trasferimento forse necessario a livello logistico, ma che certo non rende più agevole mettersi al riparo da attacchi e critiche dei vari movimenti euroscettici nell’Ue, che spesso imputano all’euro e alla stessa Bce – l’istituzione che maggiormente simbolizza la valuta condivisa – le difficoltà economiche attuali.