Il governo è impegnato a raggiungere un accordo di divorzio consensuale con ArcelorMittal riguardante l’ex Ilva. Secondo fonti sindacali, esponenti governativi hanno sottolineato la volontà di evitare un prolungato contenzioso, cercando una soluzione rapida e consensuale. Entro mercoledì, saranno noti eventuali sviluppi cruciali per la definizione di un accordo. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha enfatizzato l’urgenza di un intervento deciso. “Siamo in un momento che richiama tutti al senso di responsabilità” ha detto l’esponente del governo Meloni, criticando la gestione degli ultimi 10 anni e dichiarando che nessuno degli impegni presi è stato rispettato e che la produzione è diminuita nonostante gli accordi.
“Intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio – ha sottolineato Urso nel corso di una informativa al Senato -. Ci impegniamo a ricostruire l’ex Ilva competitiva sulla tecnologia green”. Il ministro delle Imprese, ha evidenziato che la produzione dell’impianto è in una situazione di grave crisi, con una previsione di meno di 3 milioni di tonnellate nel 2023, ben al di sotto dell’obiettivo minimo di 4 milioni. Poi l’affondo contro il leader 5stelle Giuseppe Conte. “Di fronte alla minaccia di abbandonare il sito e in assenza di alternative – ha sottolineato Urso – nel marzo 2020 il Governo Conte 2, ministro Patuanelli, avvia una nuova trattativa con gli investitori franco-indiani da cui nascerà Acciaierie d’Italia con l’ingresso di Invitalia al 38% e con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato. Patti che definire leonini è un eufemismo”.
“Nessuno che abbia cura dell’interesse nazionale avrebbe mai sottoscritto quel tipo di accordo – ha ribadito Urso -. Nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali avrebbe accettato mai quelle condizioni. La governance era di fatto rimasta nelle mani del socio privato che nel frattempo però deconsolidava l’asset, a dimostrazione del proprio disimpegno, richiamando anche i propri tecnici e non immettendo più alcuna risorsa nell’azienda”. Un altro attacco ai 5stelle arriva da Carlo Calenda. “Come volevasi dimostrare. I Cinquestelle hanno fatto saltare un accordo blindato e vantaggioso (4,2 mld) per entrare in società con Mittal in minoranza e con patti parasociali gravemente penalizzanti – ha detto il leader di Azione -. Non è incompetenza è demenzialità. Il tutto con un silente Pd al seguito. Ora però è importante conoscerne i contenuti nel dettaglio per cercare di capire come venirne fuori. E con quali costi per i cittadini”. A stretto giro, la risposta di Conte: “Al posto di Calenda, prima di chiedere conto agli altri dovrebbe lui spiegare come ha impostato questa gara nel 2016”.
“Due cordate: in una – ha spiegato l’ex presidente del Consiglio – solo Mittal, nell`altra Jingdal ma anche Del Vecchio e Cdp, fra la prima cordata e la seconda chi riterreste più affidabile? La cordata dov`è c`è anche una parte pubblica e un agglomerato di interessi nazionali? Lui ha preferito quella con solo Mittal. Poi c`era la possibilità di rilanciare ma lui ha rinunciato, noi facemmo fare una due diligence dall`Avvocatura dello Stato, non era possibile annullare la gara ma parlammo con Mittal per maggiori investimenti nelle bonifiche. Col Governo Conte 2 prendo la questione in mano, abbiamo capito che lasciando tutto in mano a Mittal difficilmente avremmo tutelato polo produttivo e salute. Mi convinco con i ministri che mi affiancavano che c`era la possibilità di aggiungere il partner pubblico. Lo scudo penale era uno specchietto per le allodole, che Mittal ha superato. Ai liberisti della domenica, a Calenda turboliberista chiedo: hai mai visto un giro per il mondo un`azienda che opera con l`immunità?”.
La situazione dell’ex Ilva rimane complessa, coinvolgendo aspetti legali, economici e politici. La necessità di una soluzione rapida è urgente per evitare ulteriori danni alla produzione e all’occupazione, richiedendo un approccio bilanciato e responsabile da parte di tutte le parti coinvolte.