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Dopo Falcone e Borsellino la mafia voleva uccidere Mario Cuomo a Messina

Nel 1992 la mafia voleva uccidere Mario Cuomo, all’epoca governatore dello Stato di New York, durante la sua visita in Italia. A rivelarlo al Guardian è stato un ex sicario di Cosa Nostra, Maurizio Avola, 54 anni, condannato al carcere a vita per il suo ruolo in 43 omicidi e 40 rapine. Avola ha detto che, dopo gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la mafia voleva ulteriormente intensificare la sua guerra contro le istituzioni. Il piano prevedeva l’impiego di una decina di killer che, armati di kalashnikov ed esplosivi, avrebbero dovuto uccidere Cuomo e la sua scorta a Messina, in pieno giorno. “L’obiettivo era colpire politici o membri delle istituzioni per mandare un chiaro messaggio” ha detto, in un’intervista via messaggi condotta attraverso il suo avvocato. Quando fu annunciata la visita di Cuomo, il boss Aldo Ercolano disse ad Avola che il governatore di New York sarebbe stato un “bersaglio eccellente”, anche per mandare un messaggio agli Stati Uniti, che stavano accogliendo molti pentiti di mafia per permettere loro di assumere nuove identità.

“Cuomo era un simbolo dell’America che durante quegli anni dava ospitalità ai collaboratori di giustizia che facevano arrestare i boss di Cosa Nostra” ha detto Avola. “La sua morte – ha detto l’ex sicario – avrebbe mandato un messaggio forte a New York, avrebbe fatto capire cosa capita a chi si mette di traverso alla Mafia”. Il boss Ercolano, pochi giorni prima dell’arrivo di Cuomo, decise di rinunciare al piano, perché il governatore era circondato da un dispositivo di sicurezza imponente e viaggiava su un’auto blindata, rendendo “impossibile” l’assalto, ha detto Avola. Una fonte del tribunale di Palermo ha confermato al Guardian che un’inchiesta sul presunto tentato omicidio di Mario Cuomo, morto lo scoro anno, è ancora aperta.

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redazione