Politica

Fallito “golpe”, immunità per Mugabe. E giura “il Coccodrillo”

Ai militari il 93enne Robert Mugabe ha detto di voler morire nel suo Paese e non in esilio a Singapore, contrariamente alle voci che circolano da giorni. Lo hanno riferito fonti governative che hanno rivelato l’ultimo atto dell’era dell’eroe dell’indipendenza dello Zimbabwe diventato dittatore e dimessosi sotto pressione dell’esercito due giorni fa: la garanzia di immunità per lui e la moglie Grace, cinquantaduenne. E domani il suo posto sarà preso formalmente dal suo ex vicepresidente, che ha tentato di togliere di mezzo per fare spazio alla consorte 52enne, facendo scattare il ‘golpe morbido’ orchestrato dai militari. Dopo il trionfale ritorno nel Paese, infatti, Ememrson Mnangagwa si prepara per assumere domani la presidenza dello Zimbabwe. “Oggi stiamo assistendo alla nascita di una nuova e piena democrazia nel Paese” ha dichiarato il 75enne ex vicepresidente al suo arrivo nella sede del partito al potere, lo Zanu-Pf, in un discorso che si è concentrato soprattutto sulla grave crisi economica che lo Zimbabwe sta attraversando e sulla necessità di creare nuovi posti di lavoro. La cerimonia di investitura – alla quale assisterà il ministro per gli Affari africani britannico, Rory Stewart – si terrà al National Sports Stadium di Harare, capace di 60mila spettatori; lo Zanu-Pf ha organizzato dei servizi di trasporto per permettere ai propri militanti di partecipare.

Quanto la situazione politica sia destinata effettivamente a mutare resta tutto da vedere, malgrado le prospettive di un governo di unità nazionale; l’opposizione guidata da Morgan Tsvangirai infatti non ha molto da guadagnare dal cambiamento di regime, più apparente che reale: la crisi è frutto di una lotta interna allo Zanu-Pf, e uno dei motivi dell’intervento dei generali è la vicinanza agli ambienti dell’esercito di Mnangagwa, fino al 6 novembre favorito alla successione del 93enne Robert Mugabe. Una successione che era stata messa improvvisamente in discussione dalla decisione di esonerarlo dalla carica di vicepresidente con l’accusa di “slealtà”, una manovra che era stata attribuita alla volontà della First Lady Grace Mugabe di farsi eleggere vicepresidente al prossimo congresso dello Zanu-Pf, questa volta con la benedizione esplicita del marito. Uno scenario di successione “familiare” che non è andato giù ai maggiorenti del partito né agli ambienti militari: i generali hanno reagito immediatamente al licenziamento di Mnangagwa, e appena 48 ore dopo l’annuncio della decisione di Mugabe i carri armati circolavano per le strade di Harare, mentre lo Zanu-Pf avviava l’iter per l’impeachment del suo padre-padrone.

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