Falsi dati Covid all’Iss: indagato assessore siciliano alla Salute
Ruggero Razza accusato di falso. Sequestrati i suoi cellulari. Così il 19 marzo Palermo evitò la ‘zona rossa’
L’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza, è indagato nell’inchiesta della procura di Trapani che ha portato a tre arresti domiciliari per i presunta falsificazione dei dati Covid inviati dall’assessorato regionale alla Salute all’Iss. Gli è stato notificato un avviso di garanzia per falso materiale e ideologico ed è scattato il sequestro dei suoi cellulari. L’inchiesta della procura di Trapani, riferisce una nota, ha portato alla luce il suo “parziale coinvolgimento” nel sistema di falsificazione dei dati “sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave” nei suoi confronti.
Le intercettazioni
Sono in tutto 7 gli indagati nell’inchiesta trapanese. Ai domiciliari sono finiti un dirigente del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana e due suoi stretti collaboratori. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori del Nas, sono responsabili di 40 episodi di falso commessi tra novembre e il 19 marzo scorso. In particolare i tre arrestati avrebbero falsificato i dati sul numero di positivi e di tamponi per fornire all’Istituto Superiore di Sanità un quadro alterato della situazione epidemiologica in Sicilia e scongiurare così il rischio di misure restrittive dure come l’istituzione di una zona rossa. Sono in corso perquisizioni e sequestri di materiale informatico a carico dei 7 sotto indagine.
Arrivano fino allo scorso 19 marzo le intercettazioni del Nas dei Carabinieri sugli aggiustamenti, anche mediatici, dei dati Covid che, secondo i magistrati di Trapani, sarebbero stati effettuati quotidianamente in Sicilia. Quel giorno i dati pervenuti alla Regione indicavano 508 positivi nella provincia di Palermo. “àma che dici? …ma che dici?”, afferma al telefono la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, aggiungendo che non è possibile, perché se sono questi i dati definitivi, Palermo va immediatamente, subito in “zona rossa”. Più tardi una nuova telefonata in cui Di Liberti parlando con il funzionario della Regione Salvatore Cusimano, secondo gli investigatori, decide di abbassare e diminuire i dati dei soggetti positivi Covid-19 di Palermo, in quanto ne ha parlato con l’Assessore alla Salute Ruggero Razza, con cui farà il punto domani, quindi pensa di abbassare da 506 a 370 i nuovi soggetti contagiati ed aggiungere ulteriori 1.000 tamponi.
“Disegno politico” dietro falsi dati
Ci sarebbe stata una deliberata e continuata alterazione dei dati pandemici in Sicilia, fatta di pressoché quotidiani “aggiustamenti” dei dati relativi a positivi, tamponi e decessi Covid-19 trasmessi non solo all’Iss, ma anche ai mezzi di informazione e ai cittadini attraverso il sito internet. Ne è convinto il Gip di Trapani, Caterina Brignone, che oggi ha posto ai domiciliari il dirigente generale del Dasoe, Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, Emilio Madonia, a conclusione di una indagine della Procura di Trapani e del Nas dei carabinieri.
Quel che viene fuori dall’inchiesta è un quadro a dir poco sconcertante e sconfortante del modo in cui sono stati gestiti i dati pandemici regionali, in un contesto in cui alla diffusa disorganizzazione ed alla lentezza da parte degli uffici periferici incaricati della raccolta dei dati si è sommato, secondo il Gip “il dolo di organi amministrativi e politici ai vertici dell’organizzazione regionale”. Nell’inchiesta è indagato anche Ruggero Razza, assessore alla Salute che ha già comunicato le proprie dimissioni non prima di aver detto che “in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie”.
“La natura e le conseguenze delle condotte delittuose poste in essere nonché la qualità dei soggetti coinvolti ed il loro concertato agire – scrive il Gip – inducono a ritenere che gli indagati non abbiano perseguito finalità eminentemente personali, ma abbiano operato nell’ambito di un disegno più generale e di natura politica”. Per il Gip “si è cercato di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra”.
Nel provvedimento restrittivo il Gip sottolinea poi che “vanno sicuramente meglio definite le posizioni di persone non ancora indagate, ma il cui agire sembra aver contribuito alla falsificazione di dati rilevanti”. Il Gip si riferisce in particolare a due dipendenti dell’ASP di Palermo, ai quali la Di Liberti si sarebbe rivolta per “correggere” taluni dati e che si dimostrano assai “sensibili” all'”esigenza” di intervenire ove necessario per rivedere valori critici. Il Gip punta l’attenzione anche sul Commissario Emergenza Covid-19 per la Provincia di Palermo che, secondo il magistrato, sarebbe stato “consapevole della prassi di ‘diluire’ i dati dei contagi e disposto, a fronte dell’avallo dell’Assessore Razza, a concordare con essa, fornendo così un contributo morale decisivo”.
L’assessore si difende
“Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie. Non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico, perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi”. Lo dichiara l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza.
“I fatti che vengono individuati – prosegue – si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l’andamento reale dell’epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione. Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell’autorità giudiziaria competente individuata dal Gip. Ma deve essere chiaro che ogni soggetto con l’infezione è stato registrato nominativamente dal sistema e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità. Ciò nonostante, soprattutto nel tempo della pandemia, le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto. Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni”.