Faraone detta l’agenda a Crocetta e Ars

“Dieci riforme istituzionali da fare subito; no a uno statuto siciliano a difesa dei privilegi di politici e burocrati, ma uno statuto che rafforzi i cittadini; basta polemiche, nel Pd, occupiamoci del merito, affrontiamo i problemi. Le riforme istituzionali messe in campo a livello nazionale, non possono vedere la Sicilia sulla difensiva. La presenza del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, testimonia l’impegno del governo Renzi”. Lo dice il parlamentare del Pd Davide Faraone, della segreteria nazionale dei democratici. Per Faraone, essendo parti dello statuto non piu’ sottoposte a vincolo costituzionale, sono modificabili attraverso la legge regionale cosiddetta statutaria; per altre parti dello statuto e’ necessario seguire la procedura prevista dall’art. 138 della Costituzione, cosi’ come ricordato dall’art. 41 ter dello statuto.

Faraone ritiene che sia necessaria una nuova legge elettorale che elimini il listino e sia pensata in continuita’ con l’Italicum e si avvii al piu’ presto un dibattito sul doppio turno e sul premio di maggioranza che consenta al presidente eletto di potere governare; che si ripensino i rapporti tra Ars e Governo regionale, potenziando la funzione di controllo dell’assemblea legislativa e introducendo lo statuto costituzionale dell’opposizione; prevedere il “voto di fiducia” che consenta all’esecutivo di governare il procedimento legislativo regionale attraverso una modifica del regolamento: “Sono maturi – dice – i tempi per immaginare la possibilita’ che il governo chieda che un testo sia approvato nella formulazione da esso proposto”.

Faraone parla di riduzione del numero degli assessori e delle direzioni regionali; disciplinare la mozione di censura per gli assessori e chi prende il posto del presidente in caso di dimissioni; bloccare “l’anacronistica e costosissima equiparazione – dice ancora Faraone – Ars-Senato e ridurre drasticamente i costi degli apparati burocratici del Parlamento siciliano: nessuno puo’ guadagnare piu’ di quanto spetti al Capo dello Stato”. E ancora: stop al centralismo regionale, dando piu’ importanza ai comuni e ai cittadini; meno leggi e piu’ trasparenza; meno privilegi e piu’ efficienza nella pubblica amministrazione, stabilendo che leggi nazionali di riforma siano immediatamente applicabili in Sicilia senza attendere il “recepimento” da parte del Parlamento regionale; adeguare l’ordinamento regionale siciliano cosi’ da consentire la piena attuazione delle politiche di sviluppo promosse dall’Ue.