di Gaetano Mineo
Oramai lo sanno tutti. Vuole rivoltare come un calzino la Sicilia. E ha ragione, visto lo stato in cui versa l’Isola governata dal suo compagno di partito. Quindi, “abbiamo bisogno di un cambiamento radicale piu’ che nel resto del Paese”. Da dove partiamo? Davide Faraone ha già le idee chiare. Le ha trascritte addirittura in un libro-programma già depositato nelle librerie per evitare che la sua politica venisse clonata da un altro aspirante a Palazzo d’Orléans. Una lista di cose da fare per mettere “Sottosopra” la Sicilia, come lui stesso la definisce. E così tra le priorità, il sottosegretario colloca nella sua agenda la stabilizzazione dei precari. Una ricetta non certo originale per chi aspira a governare un’Isola che con la crisi sembra aver firmato un contratto a tempo indeterminato – con tutto il rispetto per i lavoratori – ma, come la politica isolana insegna negli ultimi trent’anni, spesso efficace per acchiappare consensi. D’altronde, le Regionali sono sempre più vicine, quindi serviva qualcosa di rivoluzionario per scuotere le coscienze dei siciliani. Dunque, lo sviluppo della Sicilia parte da un’Agenzia del lavoro per i precari, a cui Faraone sta lavorando alacremente, dato che dovrebbe presentarne pubblicamente una prima bozza questa estate. In estrema sintesi, sarebbe una sorta di ufficio di collocamento che dovrebbe assorbire i precari attraverso un’Agenzia del Lavoro, partecipata in house dalla Regione e dai Comuni e che avrà il compito, man mano, di stabilizzare tutti i lavoratori in base alla richiesta dei vari enti. In altre parole, i lavoratori sin da subito saranno dipendenti dell’Agenzia, quindi non più precari e potranno continuare a lavorare nel loro stesso posto fino a quando non verranno assunti definitivamente dall’ente interessato. Almeno così narra Faraone. Un’altra “rivoluzione”. Se poi, come sostiene sempre il sottosegretario, ai siciliani questa operazione non costerà neanche un euro, sfioriamo il miracolo. Ma Faraone sa quanti sono i precari in Sicilia, dato che la stessa amministrazione regionale fa fatica spesso a contarli? Per dire una delle tante cifre che circola da anni, e che di certo è per difetto, i precari della pubblica amministrazione superano i 40 mila, distribuiti tra coloro che lavorano alla Regione, Enti sottoposti a vigilanza e controllo della stessa amministrazione regionale, Enti locali, Aziende del Servizio sanitario regionale, e via dicendo. Quindi, se così stanno le cose, come dicono i saggi, il buon giorno si vede dal mattino.
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