Circa 100 avvocati di Palermo sono scesi in piazza per manifestare, davanti al tribunale, contro il governo Conte, accusato di “averli abbandonati al proprio destino”. I legali del capoluogo siciliano hanno indossato toga e mascherina, facendo una simbolica passeggiata attorno al Palazzo di Giustizia e, nonostante il divieto di assembramento, si sono radunati nella piazza antistante distribuendosi a cerchio. L’avvocato Enrico Sanseverino era tra i promotori della manifestazione. “Un tribunale che chiude significa il fallimento dello Stato – ha detto – e uno Stato che ha delegato, scrollandosi di dosso ogni responsabilità, i capi degli uffici a gestire la vita della Giustizia credo che sia uno Stato che non meriti assolutamente rispetto”.
A non convincere gli avvocati sono le modalità della ripartenza, studiate dal governo e lamentano la disattenzione da parte di Roma nei confronti delle 26 pagine di osservazioni mosse dai legali nei confronti della Fase 2. Per la ripresa a pieno regime delle attività del tribunale di Palermo si dovrà attendere la fine di settembre. Nel settore penale verranno trattati i processi a rischio scarcerazione, con detenuti in custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, le udienze del Riesame e gli atti indifferibili dell ufficio Gip. Dal 12 maggio, i cinque presidenti di sezione penale del tribunale possono celebrare massimo tre udienze al giorno monocratiche o collegiali ognuna con un massimo di 10 fascicoli da trattare. Tutti questi processi non dovranno essere in fase istruttoria o dovranno permettere l’istruttoria da remoto.
“Noi ci appelliamo anche al Presidente della Repubblica affinché la Giustizia riapra le proprie porte – ha continuato Sanseverino – il tribunale non è solo un luogo dove si combatte il malaffare, ma è un luogo dove si tutelano i diritti fondamentali dei cittadini. E lo Stato che abdica a questo ruolo è uno Stato che dice ai propri cittadini io non sono in grado di assicurarvi Giustizia”.