Non bastavano le perdite dei risparmiatori ingannati da promotori finanziari senza scrupoli, il caso Banca Etruria, la rielezione a Palazzo Koch del governatore Visco (ostacolata tardivamente e goffamente da Renzi e company), la Commissione d’inchiesta sugli istituti di credito creata soltanto alla fine della legislatura (in funzione chiaramente elettorale). No, non bastava tutto questo. Ad Agorà, su Raitre, il presidente del Pd Matteo Orfini ha detto, incalzato dal giornalista del Fatto quotidiano Antonello Caporale: “L’unico problema che ho con le banche è pagare il mutuo ogni mese”. Lui? Orfini fa fatica a pagare il mutuo? Dovrebbe chiedersi allora quanta fatica fanno le famiglie italiane (quelle che non hanno un deputato a casa) a coprire le rate. Mi chiedo: possibile che finita la fortunata (e sacrosanta) retorica della rottamazione, Renzi, Orfini e gli altri del Pd non riescano più a essere in sintonia con il Paese? Non riescano a parlare dei problemi che attanagliano gli italiani e finiscano pure per scivolare in modo così sorprendente? E dire che prima della battuta di Orfini Agorà aveva mandato in onda un bel servizio sulla drammatica situazione dei cittadini di Ferrara che hanno perso un sacco di soldi in investimenti poco chiari. Chissà cosa avranno pensato loro e gli altri risparmiatori truffati di Orfini in difficoltà a pagare il mutuo. Il segnale per l’ex premier e per i dirigenti Dem è evidente (è soltanto l’ultimo di una lunghissima serie): nel partito serve una rivoluzione politica (di contenuti) e di comunicazione. Servono persone che conducano vite normali, che si scontrino con i problemi di tutti i giorni, che lavorano, che portano i figli a scuola, che prenotano i vaccini e devono attendere un anno per farli. Soltanto con un cambiamento del genere il Pd potrà ripartire, liberandosi degli Orfini, dei Romano, delle Rotta, dei soldati che con l’elmetto si schierano a difesa del segretario. Spesso tralasciando il senso della realtà, che un politico non dovrebbe mai perdere.