Fratelli d’Italia farà “di tutto” per creare una coalizione di centrodestra che si candidi a governare il Paese, purché ci siano le “condizioni” per farlo. Lo assicura Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi aveva già ammesso di essere tentata dalla corsa in solitaria e che al congresso di Trieste, oltre a cambiare il simbolo del partito, ha ribadito la possibilità di un piano B: “Vogliamo vincere le elezioni e dare all’Italia un governo dignitoso, ma le coalizioni non si fanno per forza, si fanno se ci sono le condizioni, altrimenti ci sono altre strade”. Un messaggio rivolto, “con chiarezza e umiltà”, a chi ha pensato finora che i Fratelli d’Italia potessero essere considerati “figli di un dio minore della coalizione”. Per Meloni “questo tempo è finito” perché Fdi non sarà più un “movimento che accetta condizioni poste da altri, che si accontenta di uno strapuntino. Siamo e siamo stati la forza trainante del centrodestra in diverse occasioni” ha rivendicato riferendosi, in particolare, alle recenti elezioni siciliane. D’altra parte Meloni le sue di condizioni agli alleati le ha dettate eccome, e si tratta di un programma coerente con il principio “prima gli italiani”, una commissione per valutare le candidature e avere liste pulite, un impegno a non prestare, in caso di non vittoria del centrodestra, i propri voti per fare un “inciucio” con il Pd e il Movimento Cinque Stelle.
Sono i requisiti scanditi dal palco del congresso, che l’ha confermata per acclamazione alla presidenza. Una conferma scontata che segna però anche un punto di svolta per il partito, nato solo cinque anni fa. Ora che la storia della destra italiana è stata “messa in sicurezza”, quella che “non volevamo – ha detto Meloni – finisse con gli scandali della casa di Montecarlo”, è ora il momento di andare “oltre i confini”, di diventare il “partito dei patrioti”, capace di “interpretare una stagione che è anche post ideologica”. È l’inizio della fase 2.0 di Fdi, confermata anche dal nuovo simbolo, nel quale sparisce l’insegna di Alleanza Nazionale, ma resta, più in grande e ristilizzata, la fiamma dell’Msi. Quanto ai volti nuovi auspicati da Meloni per ora si tratta sopratutto di ritorni: quello di Guido Crosetto, che farà campagna elettorale ma ha detto di non volersi candidare, e quello di Daniela Santanchè, che ha detto di essere passata a Fdi pur rimanendo “ferma come un paracarro”. “Sono tornata a casa, nella mia famiglia, dove Fini non mi ha permesso di stare, lui che ha distrutto un sogno”, ha detto Santanche’, che ha aggiunto: “Devo dire grazie a Giorgia che ha ricostruito questa casa e mi ha permesso di tornare dove sono nata. Sono emozionata e mettero’ la mia passione per aiutare Giorgia, non voglio togliere spazio a nessuno e non chiedo nulla”.
A chi le chiede cosa l’abbia delusa di Berlusconi, risponde: “Io non sono delusa da nessuno. Sono nella famiglia in cui sono nata. Qui c’e’ una grande novita’ e per la prima volta nella storia della Repubblica abbiamo la possibilita’ che una donna possa fare il premier, questo e’ importante per una come me che crede nelle donne capaci”. Giorgia Meloni durante l’intervento finale ha proposto alla coalizione di centrodestra di non chiamarsi piu’ “casa delle liberta’” ma “casa dell’identita’” e ha presentato il nuovo simbolo del Movimento sul quale la sigla di Alleanza nazionale non compare piu’. Sparisce il simbolo di Alleanza Nazionale che era contenuto all’interno del cerchio con la scritta Fratelli d’Italia, ma viene recuperata, più in grande, la fiamma, già simbolo dell’Msi. “È il simbolo di una partito che va avanti, che mantiene il simbolo della nostra storia, ma che non fa più invece riferimento a un partito che c’è stato prima di noi. Da oggi il pezzo di storia che costruiamo è il nostro pezzo di storia, quello di Fratelli d’Italia. Qualcosa che sicuramente viene dalla destra italiana, ma che vuole andare molto oltre” ha concluso la presidente.