Mentre il Governo Meloni affronta un periodo complesso e turbolento sul piano politico, la maggioranza di centrodestra sembra vivere una fase di consenso senza precedenti. In un momento in cui sfide e tensioni sembrano moltiplicarsi a livello istituzionale e internazionale, i sondaggi raccontano una storia diversa: se si votasse oggi, i partiti della coalizione di governo risulterebbero persino più forti di quanto non lo fossero al momento delle elezioni politiche del 2022. Questo apparente paradosso dimostra come la tenuta elettorale della destra, soprattutto quella guidata da Giorgia Meloni, sia ancora salda nonostante i momenti di crisi.
Secondo gli ultimi dati della Supermedia YouTrend/Agi, Fratelli d’Italia (FDI) continua a essere il primo partito, attestandosi al 29,7%, poco sotto la soglia psicologica del 30%. Un risultato così alto per il partito di Giorgia Meloni non si registrava da febbraio 2023, prima della tragedia di Cutro, evento che aveva causato una prima frenata nei consensi. Nonostante le difficoltà di governo e la gestione di dossier delicati, come quello dell’immigrazione e della gestione economica, FDI ha saputo mantenere un robusto sostegno elettorale, probabilmente grazie alla leadership forte e alla percezione di stabilità trasmessa dal partito.
Questo dato assume ancora più rilevanza se confrontato con il panorama politico attuale, dove la volatilità elettorale è all’ordine del giorno e partiti come il PD e il Movimento 5 Stelle (M5S) faticano a mantenere una base stabile di consensi. Al secondo posto infatti, troviamo il Partito Democratico (PD), che con il 23% è staccato di oltre sette punti da FDI. Sotto la guida di Elly Schlein, il PD ha perso più di un punto percentuale rispetto alle elezioni europee, sintomo di una difficoltà di posizionamento politico e di un malessere interno che rende difficile recuperare terreno contro la maggioranza di destra.
Un segnale di ripresa arriva dal Movimento 5 Stelle (M5S), che, nonostante le polemiche interne tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte e le battaglie esterne con Matteo Renzi, è tornato sopra l’11%, riconquistando una parte dell’elettorato perso negli ultimi mesi. Il recupero del M5S testimonia la sua capacità di rimanere un’alternativa valida per quella parte di elettorato stanca della tradizionale dialettica destra-sinistra. Tuttavia, le tensioni interne e le fratture con i vecchi alleati come il PD complicano la possibilità di una strategia unitaria e coesa.
Per quanto riguarda le altre forze della coalizione di governo, la situazione appare relativamente stabile. Forza Italia continua a mantenere un leggero vantaggio sulla Lega, con un margine di circa un punto percentuale. La scomparsa di Silvio Berlusconi ha certamente aperto interrogativi sul futuro di Forza Italia, ma finora il partito sembra mantenere un sostegno solido. La Lega, guidata da Matteo Salvini, pur non essendo più il partito trainante del centrodestra, conserva un bacino di voti sufficiente a garantire il suo ruolo all’interno della coalizione.
Un dato significativo riguarda il crollo di Azione, che con un 2,8% scende per la prima volta sotto la soglia di sbarramento del 3% necessaria per entrare in Parlamento. Questo calo coincide con una serie di difficoltà interne, tra cui le defezioni di importanti esponenti come Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Andrea Costa. Dopo aver raggiunto risultati promettenti alle precedenti tornate elettorali, il partito di Carlo Calenda sembra attraversare un momento di crisi, accentuato dalla competizione con altre forze moderate e dalla mancanza di una proposta politica sufficientemente differenziata.
Se guardiamo al quadro complessivo delle coalizioni, emerge un centrodestra più competitivo che mai. Il 48,3% attribuito oggi alla coalizione di governo è il valore più alto registrato negli ultimi due anni. Questo risultato riflette non solo la forza individuale di Fratelli d’Italia, ma anche l’efficacia della strategia di coalizione che unisce anime diverse della destra italiana, dal conservatorismo di FDI al populismo della Lega, fino al moderatismo di Forza Italia.
Con le elezioni regionali all’orizzonte, la capacità del centrodestra di presentarsi come un blocco compatto sarà fondamentale per mantenere questa posizione di vantaggio. La sfida per la maggioranza sarà riuscire a capitalizzare questi consensi anche a livello locale, dove la frammentazione dell’elettorato potrebbe giocare a favore di coalizioni più piccole e dinamiche.
Sul fronte opposto, la situazione è decisamente più complicata. I partiti di opposizione sono impegnati in un dibattito interno su come formare una coalizione competitiva in grado di sfidare il centrodestra. Tuttavia, la strategia del cosiddetto “campo largo”, che vedrebbe un’alleanza tra il PD, il M5S e altre formazioni di sinistra, non sembra per ora capace di colmare il divario di circa cinque punti che separa il centrosinistra dalla coalizione di destra.
L’ipotesi di allargare l’alleanza includendo anche i partiti di Matteo Renzi e Carlo Calenda non sembra trovare grande entusiasmo tra gli elettori di opposizione. Un recente sondaggio SWG mostra che solo il 20% degli elettori di sinistra ritiene che Azione e Italia Viva debbano essere incluse nella coalizione anti-centrodestra. Al contrario, c’è una maggiore apertura verso altre formazioni come Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e +Europa. Nonostante ciò, il 67% degli elettori di opposizione continua a credere nella necessità di un’alleanza unitaria per affrontare la sfida del centrodestra. Questo dato riflette la frustrazione di una base elettorale che, pur riconoscendo la necessità di un fronte comune, è divisa su quali forze politiche debbano farne parte.
In sostanza, mentre il centrodestra appare compatto e in crescita nei consensi, l’opposizione fatica a trovare una formula vincente per contrastare questa avanzata. Le prossime elezioni regionali saranno un banco di prova importante, ma la vera sfida si giocherà alle politiche del 2025, dove il centrosinistra dovrà decidere se puntare su una coalizione allargata o continuare a operare in modo frammentato. Il futuro della politica italiana resta incerto, ma una cosa è chiara: la competizione tra le due principali aree politiche non è mai stata così accesa.