A febbraio inflazione sotto-zero: i prezzi al consumo hanno registrato su base annua una contrazione pari a -0,3%. Una netta inversione di tendenza rispetto a gennaio quanto l’inflazione viaggiava a +0,3%. Una virata “dovuta a una dinamica congiunturale caratterizzata da cali dei prezzi diffusi a quasi tutte le tipologie di prodotto” ha spiegato l’Istat. Insomma, di fronte a un calo generalizzato del livello dei prezzi “i consumatori potrebbero rinviare i propri acquisti. Insomma uno scenario alla giapponese contro cui vuole combattere il governo italiano con la proposta di una nuova politica economica europea presentata a fine febbraio e discussa proprio oggi a Nomisma”, sottolinea Andrea Goldstein Managing Director di Nomisma.
A proposito di sindrome giapponese, la deflazione che, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, colpì il Sol Levante era stata edificata su quattro pilastri. Il primo quello dei crediti deteriorati delle banche che si ostinarono a tenerli nei bilanci per non registrare perdite colossali. Il secondo e il terzo pilastro erano la caduta della spesa per consumi e per investimenti. Il quarto era la crescita economica piuttosto anemica. Lo “stato dell’arte” del Belpaese non è troppo dissimile, le banche tricolori sono gravide di crediti deteriorati (17% del Pil). La spesa per consumi è scesa ai livelli del 2000 e quella per investimenti (65 miliardi a trimestre ) è addirittura precipitata ai livelli del 1996. L’ unica differenza è nel tasso di disoccupazione, quello del Giappone era meno della metà di quello tricolore. Il Pil striscia da tempo poco sopra lo zero. Certo Tokyo è lontana ma il profumo di Sakè si avverte anche a queste latitudini.