Fed alza tassi di altri 0,75 punti. Powell: risoluti su inflazione

Ma si intravede anche un possibile rallentamento su ritmo stretta

Jay Powell

Jay Powell

La Federal Reserve ha operato un nuovo maxi aumento dei tassi di interesse, da 0,75 punti, con cui i fed funds salgono ad una forchetta del 2,25-2,50%, e ha ribadito la sua forte determinazione a riportare l`inflazione sotto controllo. “Senza stabilità dei prezzi nell`economia non funziona nulla”, detto chiaro e tondo il presidente Jay Powell, nella conferenza stampa al termine del Fomc, il direttorio che stabilisce la politica monetaria sul dollaro. Ma al tempo stesso la Fed ha rilevato i primi segnali di rallentamento dell`economia, in particolare sulle spese per consumi delle famiglie e sulla produzione, in parte a riflesso della sua stessa stretta monetaria. Powell ha osservato che alcuni indicatori settoriali suggeriscono anche un possibile rallentamento sulla creazione di nuovi posti di lavoro, che tuttavia finora è rimasta vigorosa.

Ma soprattutto, se da un lato ha avvertito che al prossimo direttorio, il 20 e 21 settembre, potrebbe essere “appropriato” un ulteriore rialzo dei tassi da 75 punti base, dall’altro ha precisato che la decisione verrà presa solo in base all’evolversi dei dati e che “a un certo punto – ha detto – sarà appropriato rallentare” il ritmo della stretta monetaria. Dato che si è deciso di procedere energicamente da subito sui rialzi del costo del danaro “ci stiamo avvicinando a dove i tassi dovrebbero essere”. E guardando avanti “assumeremo le nostre decisioni volta per volta – ha chiarito -: pensiamo che ora sia appropriato agire così piuttosto che dare indicazioni precise (la guidance) sulle prossime decisioni”. Un segnale in cui gli operatori di mercato sembrano aver colto un cambio di passo, in senso meno aggressivo e meno restrittivo. Wall Street è scattata in avanti mentre il dollaro ha ceduto terreno, con l’euro risalito sopra 1,02 sul biglietto verde, che in precedenza si erano riavvicinato alla parità, sui massimi da due settimane.

Alla Federal Reserve “saremo focalizzati sull’inflazione: la stabilità dei prezzi è il fondamento dell’economia, senza il quale nulla funziona. E ripristinare la stabilità dei prezzi è una questione che semplicemente vediamo come qualcosa che dobbiamo fare”, ha spiegato Powell. “Pensiamo sia necesario avere un rallentamento della crescita economica. E che un rallentamento ci sarà quest’anno, pensiamo che serva un periodo di crescita sotto il potenziale – ha detto – e condizioni del mercato del lavoro più morbide per avere l’inflazione al target”. Bombardato di domande sul rischio recessione, Powell ha però ripetutamente escluso che la prima economia globale vi sia finita: “i dati sul mercato del lavoro non appaiono compatibili con un quadro recessivo”. Domani su questo l’attenzione degli operatori sarà sulla lettura preliminare del Pil Usa del secondo trimestre. Intanto i dati sul caro vita ad oggi sono risultati “peggiori delle previsioni”, secondo Powell. Alla Fed “siamo fortemente determinati ad abbassare l’inflazione e abbiamo gli strumenti per farlo”, ha insistito, negando però che si punti a mandare l’economia in recessione. “Il nostro obiettivo è riuscire in un atterraggio morbido. Non sarà facile – ha ammesso il banchiere centrale – e diventerà sempre più impegnativo nei prossimi mesi”.